Se vi è qualcosa di gran lunga più inattendibile dei sondaggi sulle intenzioni di voto questi sono i dati sulla vendita dei libri. Del tutto inconsapevoli dei tranelli che vi si celano i politici, compresi quelli fermamente convinti che «con la cultura non si mangia», sembrano attribuire al libro un valore comunicativo, un’aura e una certificazione di serietà facilmente traducibile in consenso. Facciamo un’ipotesi di scuola. Supponiamo che un generale, e non un vecchio di vasta cultura con un bel pezzo di storia da raccontare, ma un militare pragmatico e vanitoso decida di scrivere un libro politico-ideologico che irrita le...