Quando esplorare lo spazio era una questione geopolitica, Usa e Urss amavano sbattere in faccia al mondo le proprie conquiste. Le immagini e le dirette televisive dallo spazio risultarono talmente spettacolari che qualche complottista oggi le attribuisce alla perizia degli studios di Hollywood.

Uno dei cambiamenti introdotti dalla privatizzazione della corsa allo spazio è invece la segretezza delle missioni. Come quelle della start-up statunitense AstroForge, fondata nel 2022 per estrarre risorse minerarie dagli asteroidi: platino, iridio, palladio e altri metalli preziosi per l’elettronica e la transizione ecologica. Attualmente, sono in corso i lanci di prova di un sistema automatico di estrazione e raffinazione di minerali direttamente nello spazio, senza attendere il ritorno a Terra. Come racconta il New York Times, gli astrofisici di tutto il mondo vorrebbero saperne di più e collaborare con AstroForge, perché dalla composizione degli asteroidi (finora assai poco conosciuta) si può ricostruire l’evoluzione del Sistema solare. Ma l’azienda, che ha trovato investitori disposti a finanziarla con ben 13 milioni di dollari, non ha alcuna intenzione di rendere noto quale asteroide abbia scelto come miniera. Teme infatti che qualche rivale possa batterla sul tempo e mettere la propria bandierina sul giacimento spaziale.

In ottobre, anche la Nasa ha lanciato una missione per esplorare Psyche 16, che con i suoi 250 km di diametro è il più grande asteroide di tipo «M» (da «metallo») e verificarne la composizione. La sonda, partita il 13 ottobre, dovrebbe raggiungerlo nel 2029. AstroForge invece dichiara di puntare a corpi celesti più vicini, a un anno di viaggio di distanza, e più piccoli (100 metri di diametro). Di asteroidi «M» di questo tipo ce ne sono solo una quindicina.
Tuttavia, che una simile competizione nasca davvero è tutto da dimostrare. I costi di estrazione spaziale sono proibitivi anche per metalli come l’iridio che vale il triplo dell’oro. Secondo i calcoli di Javier Blas, giornalista dell’agenzia Bloomberg specializzato nel mercato delle materie prime, «il prezzo dell’iridio dovrebbe aumentare di 140.000 volte per rendere profittevole l’impresa».

Nonostante ciò le missioni spaziale private e segrete rappresentano una novità con cui imprenditori e scienziati dovranno fare i conti. Le aziende come AstroForge sfruttano un buco normativo: mentre i trattati internazionali impongono di rendere note le rotte e le traiettorie dei satelliti in orbita intorno alla Terra, l’obbligo non vale per chi intende inviare una navicella nel cosiddetto «spazio profondo», verso i pianeti e gli asteroidi che orbitano intorno al Sole. Se gli investitori scommettono su AstroForge però è grazie a un’altra lacuna legislativa che i governi stanno riempiendo a modo loro.

Secondo gli accordi Onu firmati già negli anni ‘60, su pianeti e asteroidi non si applica la proprietà privata. Diversi Stati però stanno sfruttando gli interstizi lasciati dai trattati per introdurre regole più favorevoli al mercato. Gli Stati Uniti, ad esempio, confermano che nessuno può dirsi proprietario di un asteroide, ma dal 2015 concedono ai privati il diritto di sfruttare commercialmente le risorse derivate dagli asteroidi. Anche il Giappone, gli Emirati Arabi Uniti e il Lussemburgo hanno introdotto norme analoghe. L’obiettivo dichiarato è creare un ambiente favorevole ai pionieri di questo nuovissimo settore di mercato, che naturalmente sulle loro ambizioni spaziali apporranno il segreto industriale. E a chi chiederà loro se abbiano davvero intenzione di parcheggiare una ruspa sulla Luna o su altri corpi celesti, risponderanno che certe cose succedono solo nei film.