In Libia è partito il conto alla rovescia. Stanotte a mezzanotte scadevano le 48 ore di proroga concesse sabato dall’inviato speciale dell’Onu Martin Kobler per la formazione del governo di unità nazionale, l’unico soggetto deputato a chiedere un supporto armato alle nazioni europee che fremono dall’impazienza di concederlo, prima fra tutte la Francia che ha già piani d’attacco pronti, alla quale si è accodata ieri la Germania con le dichiarazioni della ministra della Difesa Ursula von der Leyen. La tedesca Basf del resto in Libia utilizza il gasdotto francese.

Il governo di unità nazionale che dovrebbe mettere d’accordo le due deboli entità in cui è spaccato il paese, con sede rispettivamente a Tobruk e Tripoli, però stenta ancora a reggersi in piedi. Ieri sera, a poche ore dalla data fatidica fissata da Kobler, secondo quanto diceva il giornale online Libya Herald, il nascente governo fantoccio aveva perso un pezzo ancor prima di nascere, con le dimissioni di uno dei vice del premier Faiz Serraj: Ali al Qatarani. E potrebbe seguirlo Fathi al Mujbiri, altro esponente del parlamento di Tobruk, già riconosciuto a livello internazionale.

Kobler la settimana scorsa ha ripetuto in tutti gli incontri che la Libia sta vivendo «un momento critico» e si deve fermare Daesh, «che è unito attorno ad un obiettivo distruttivo mentre la politica libica è divisa». Ma è ancora il destino del capo dell’esercito d Tobruk, il generale Khalifa Haftar (nella foto), a dividere il fronte. In più la decisione di restringere l’esecuivo a 11 membri ha riaperto le contrattazioni.

Nel frattempo le varie forze alleate al Califfato di Sirte stanno prendendo sempre più di mira gli impianti petroliferi, tanto che secondo il sito Libya Bussiness News il terminal di Ras Lanuf sarebbe bloccato al transito delle petroliere per «ragioni di sicurezza» mentre continui sabotaggi avrebbero danneggiato la pipeline meridionale.
L’ad di Eni Claudio Descalzi, intervistato domenica su Rai3 da Lucia Annunziata, ha minimizzato i danni del Cane a sei zampe ma ha anche sottolineato che «è essenziale che l’unione nazionale libica avvenga il prima possibile».
Intervistata da Bild, la ministra tedesca ieri ha dichiarato che di fronte a una richiesta del governo libico «la Germania non potrebbe tirarsi indietro» per evitare – ha specificato – un’eventuale saldatura dell’Isis con le milizie qaediste africane fino a Boko Haram.

Il collega Gentiloni le ha indirettamente risposto in serata che «se la Germania vorrà fare la sua parte, l’Italia ne sarà compiaciuta». A Trapani lui ha già posizionato cinque caccia Amx del 51° Stormo.