Giovedì prossimo a Sant’Anna di Stezzema, «ci sarà tutto il Pd per la firma nell’anagrafe antifascista, che qualcuno ha paragonato a quella canina (il leader leghista Salvini, ndr)». Dal palco del teatro Niccolini di Firenze, tenendosi stretto al ministro dell’interno Minniti, il «tecnico della sicurezza» che gode di un largo apprezzamento a destra, il leader Pd prova a dare una sterzata alla serie di errori suoi (e del governo) dal duplice delitto di Macerata in avanti.

La decisione di andare a Sant’Anna, la frazione del lucchese teatro della più feroce delle stragi nazi-fasciste sui civili nell’agosto ’44 è arrivata sabato dopo la lettura di un duro editoriale su Repubblica a firma dell’ex direttore Ezio Mauro, a proposito della «sinistra», leggasi Pd, «che dimentica la sua storia». La replica di Renzi al commentatore, un sms privato ma riferito dal Giornale, è altrettanto dura: «Apprezzo come in un intero articolo tu sia riuscito a non dire che quel fascista ( Traini, ndr) ha sparato contro una sede Pd», e che «il Pd ha deciso di andare alla manifestazione dell’Anpi», il 24 febbraio a Roma.

Ma se da una parte i collaboratori di Renzi avevano fatto filtrare l’ira del segretario, dall’altra il vicesegretario Martina aveva annunciato l’iscrizione del Pd al ’comune virtuale antifascista’, con la chiara intenzione di recuperare posizioni a sinistra. «E lì ci prenderemo ancora l’impegno solenne di combattere ogni giorno contro neofascismo, xenofobia e violenza». Una scelta simbolica, nelle intenzioni del Nazareno. Peccato per la tempistica dettata dalla campagna elettorale: alla fine dello scorso anno, al varo dell’iniziativa da parte del sindaco di Sant’Anna, l’Anpi e delle altre associazioni, i vertici Pd non si erano particolarmente mobilitati.

Meglio tardi che mai. Renzi ora spinge il pedale sull’antifascismo e lamenta che il suo partito è vittima di una rimozione da parte della stampa: «Perfino su Macerata qualcuno ha avuto il coraggio di dire che il problema è il Pd, quando a Macerata hanno sparato, guarda caso, proprio contro la sede del Pd», dice.

Ma è lo stesso Pd, disertando la manifestazione di sabato scorso, ad aver messo di fatto la sordina a questo episodio. La rincorsa del voto moderato finisce fatalmente per scoprire i dem a sinistra, dove Liberi e uguali (e alla sinistra di Leu anche Potere al popolo) attacca a testa bassa. E nulla riesce a fare la ’sinistra’ Pd, smantellata dal segretario al momento della composizione delle liste. Il suo leader Andrea Orlando è stato il primo ad andare a trovare in ospedale i migranti scampati alla furia di Traini. Gesto eloquente, in controtendenza con i suoi compagni. Ma sulla vicenda mantiene i toni bassi.
Al Nazareno in queste ore si compulsano i sondaggi per capire quanto durerà la risacca dei fatti di Macerata. Per risalire nelle intenzioni di voto, da Firenze Renzi sottolinea i successi di Minniti sul tema della sicurezza e marca la distanza dalle opinioni di Emma Bonino, l’alleata che era a Macerata – i suoi però sono stati contestati da un settore del corteo – e che critica le politiche del ministro dell’interno: «La linea Minniti è la più solida e seria», assicura Renzi.

Minniti dal canto suo cerca di dare una mano. Ma lo sbandamento del Pd degli scorsi giorni è frutto anche del suo incauto annuncio – per giunta in un comizio – dell’intenzione di vietare i cortei a Macerata, poi rientrata. «Ho molto apprezzato che la manifestazione di sabato sia stato serena e pacifica, lo considero importante per la democrazia», ha assicurato ieri. A scaricare dalle sue spalle ogni responsabilità ieri è arrivata la rimozione del questore Vincenzo Vuono a causa degli scontri di giovedì fra polizia e militanti di Forza nuova. Una scelta che però appare fatalmente come un tentativo di trovare un capro espiatorio agli ondeggiamenti del Viminale.