L’arte oggi prende la metropolitana. Messa così sembrerebbe solo una frase secca, un fatto di cronaca e invece porta con sé una molteplicità di significati rintracciabili nel progetto Mind The Earth: un viaggio nel mondo dell’arte contemporanea a cura di Angelo Cricchi, direttore creativo della rivista «IRÆ. This is the end», nonché fotografo-artista e Valeria Ribaldi, foto editor della medesima rivista e curatrice.
Da stamattina, infatti, all’interno di un vagone della linea A della metropolitana di Roma inauguratosi a Battistini, si potranno guardare immagini di opere ispirate al rapporto tra arte e ambiente di Andreco, Matteo Basilè, Nicola Bertellotti, Giacomo Costa, lo stesso Angelo Cricchi, Michele Guido, Agostino Iacurci, Shinya Masuda, Supinatra, Wu Yung Sen.

Copertina della rivista IRAE

IL PROGETTO, promosso da Yourban 2030, la no profit fondata da Veronica De Angelis in collaborazione con la rivista sopra citata, Atac e HF4 communication, ha come obiettivo quello di rendere accessibile a tutti opere in grado di sensibilizzare sul grande tema del cambiamento climatico, delle politiche sulla sostenibilità e degli obiettivi dell’Agenda 2030.
Ma cosa può voler dire davvero intrecciare arte, e ambiente? Intanto, in un tempo accelerato come questo, alienato e affetto dalla dimenticanza permanente a causa del bombardamento mediatico a cui ci sottopongono ogni giorno i mezzi di comunicazione di massa, al punto da renderci assuefatti dinanzi a narrazioni dal respiro sempre emergenziale e apocalittico, riuscire a soffermarsi, a prestare attenzione alla terra, ai mari, alle trasformazioni urbane e agli agenti atmosferici significa rintracciare linguaggi in grado di prendersi cura di noi e del pianeta. In secondo luogo, significa trasformare un linguaggio singolare, quello dell’artista, in qualcosa che abbia un respiro collettivo, etico-politico, ma al contempo fuor di retorica, in grado di veicolare quella sacrosanta idea secondo cui siamo tutti coinvolti e responsabili, oltre che del futuro delle nuove generazioni, della nostra specie e di tutte le altre specie viventi.

L’ARTE, A DIFFERENZA di altri linguaggi, come dimostra anche il terzo volume di «IRÆ» appena uscito e dedicato all’affascinante tema degli abissi marini, terrestri e della mente umana, veicola sentimenti, immaginari, fantasie, paure ed in quanto tale sollecita i fruitori a non avere una vista cieca, a tenere attiva la parte creativa dell’esistenza umana, ovvero le nostre emozioni. Non un gesto da poco se a tutto questo aggiungiamo il senso e il significato che può avere un mezzo di trasporto come la metropolitana. Essa, già scenario del bellissimo romanzo di Queneau Zazie nel metró o degli studi antropologici di Marc Augé è, al contempo, spazio di attraversamento fisico, spazio di sospensione temporale, interstizio, ma anche e soprattutto luogo di tutti e per tutti. Che l’arte prenda la metro, allora, per de-museificarsi e per tornare a essere ciò che è sempre stata: un veicolo di cura, resistenza e senso. Per tutti.