Anche l’Ucraina entra nel gioco delle tensioni alle frontiere della Ue. Il ministro degli Interni, Denys Monastyrsky, ha messo in guardia i migranti: «se la vita e la salute delle guardie alle frontiere sono minacciate, faremo uso di tutti i mezzi di protezione messi a nostra disposizione dalle legge, ivi compreso le armi da fuoco».

IL MINISTRO ACCUSA: «non escludiamo la possibilità che la Russia decida intenzionalmente di inviare un gran numero di migranti illegali verso il nostro territorio attraverso la Bielorussia». Per i migranti l’inferno continua. La Polonia ha arrestato altre 45 persone, per aver tentato di passare la frontiera, accusati di aver fatto uso di lacrimogeni, per Varsavia forniti dalla Bielorussia, che poi ha usato dei laser per accecarli dopo essere stati respinti dai polacchi. L’autocrate Lukashenko ha dato ieri una criticata intervista alla Bbc, dove ammette con falsa ironia che sia «assolutamente possibile» che le forze militari bielorusse abbiano «aiutato» i migranti a passare le frontiere, con la Polonia e i paesi Baltici, ma smentisce categoricamente di averli «invitati» a Minsk.

«SIAMO SLAVI, abbiamo cuore, le nostre truppe sanno che i migranti stanno andando in Germania» e, «per essere sincero, non vogliono che vadano in giro in Bielorussia». Secondo la Ue, ci sarebbero fino a 10mila migranti in Bielorussia, 2-3mila assiepati ai confini. Per rispondere a questa crisi costruita di cui le vittime sono in maggioranza famiglie curde irachene, la presenza militare è in netto aumento: la Gran Bretagna, che già aveva inviato 150 ingegneri dell’esercito per «sostenere» la Polonia, con la «capacità di costruire strade, punti di controllo e posti di osservazione», ha precisato il ministro della Difesa, Ben Wallace, invia un altro centinaio di uomini, che si aggiungono a un numero analogo di militari venuti dall’Estonia (che ha già inviato altri uomini in Lituania e sta preparando un invio per la Lettonia), «aiuteremo la Polonia e eventualmente altri stati Baltici per rendere sicura la frontiera».

LA POLONIA RAFFORZA i legami con la Gran Bretagna uscita dalla Ue, mentre continua a rifiutare l’intervento di Frontex. Il numero di soldati alle frontiere di Polonia, Lituania, Ucraina, Bielorussia da un lato e tra Russia e Ucraina dall’altro ha ormai superato i 50mila. La Ue, che non riconosce la rielezione di Lukashenko ma ha mantenuto un incaricato d’affari a Minsk, è sul filo del rasoio.

Ieri, il commissario alla Giustizia, Didier Reynolds, era al secondo giorno di visita a Varsavia. Dopo due contatti in tre giorni tra Angela Merkel e Lukashenko, il ministro degli Interni tedesco, Horst Seehofer, dà pieno appoggio alla Polonia, che «agisce in nome della Ue, cio’ che fa è giusto in piena crisi migratoria». Berlino ha smentito una trattativa per «corridoi umanitari», evocata a Minsk. Il ministro degli Esteri francese, Yves Le Drian, allarga il problema: «non è una crisi migratoria, è prima di tutto una strumentalizzazione dei migranti da parte di una dittatura per cercare di destabilizzare la Ue». Giovedì, il commissario Margaritis Schinas è stato in Turchia, dove ha ringraziato Erdogan «per le misure prese per mettere fine agli abusi contro i migranti disperati da reti di passeurs e per rafforzare la cooperazione su migrazione e sicurezza».

La Ue, per Le Drian, ha raggiunto «un primo risultato, un ceto numero di voli sono stati annullati»: Turchia, Giordania, alcune compagnie aeree bloccano i viaggi dei migranti senza visto verso Minsk, da dove continuano ad arrivare voli da Damasco (una rotta aperta solo da qualche settimana). La Francia chiede l’intervento di Putin su Lukashenko. Il G7 due giorni fa e ieri il Consiglio d’Europa (dove siede anche la Russia, ma non la Bielorussia), chiedono che Minsk apra alla presenza degli umanitari.