È la «cosa rossa» di Calabria. Un network di partiti, movimenti, sindacati, collettivi e singole personalità della sinistra calabrese che si fa lista elettorale. L’unità non era scontata. Tutt’altro. Ma il collante di Mimmo Lucano ha permesso tutto ciò. E alle elezioni del prossimo 11 aprile si può guardare ora con molta fiducia. Anche a sinistra. Alle regionali del 2020 si era toccato il fondo: nessuna formazione in lizza riconducibile alla sinistra. La scesa in campo come candidato presidente di Luigi de Magistris ha smosso anche il campo della sinistra di alternativa. Decisiva è stata la scelta dell’ex sindaco di Riace di metterci la faccia. Sarà capolista nelle tre circoscrizioni calabre. Il nome della neonata formazione è Calabria Resistente e Solidale.

L’arco è frastagliato. Dai partiti tradizionali come Rifondazione comunista e Sinistra Italiana a quelli di recente conio come il nuovo Pci e Potere al Popolo, passando per Calabria Aperta, Usb, Cgil, Arci oltre a molti esponenti del variegato universo dell’attivismo sociale e del mondo accademico. La quadra è stata trovata in una domenica assolata a Riace. Il magnete Lucano ha convocato i tanti pezzi della diaspora. E le incomprensioni del passato hanno lasciato il posto alla tensione unitaria. De Magistris, anche lui presente nel borgo jonico, può dirsi soddisfatto. È riuscito dove tanti avevano fallito. Ora l’obiettivo è superare la soglia del 4%. La presenza di Lucano induce ottimismo. Per lui si tratta di un battesimo: per la prima volta si candida in una competizione elettorale che non sia la sindacatura di Riace.

La riunione domenicale ha consentito di verificare la comunanza di valori e punti programmatici (acqua e servizi pubblici, potenziamento della sanità pubblica, lotta alle pratiche clientelari e alla criminalità politico-mafiosa, lavoro e giustizia sociale, salvaguardia dell’ambiente, antirazzismo). Le organizzazioni e gli attivisti hanno convenuto sulla necessità che la forte convergenza ideale e programmatica, contrassegnata da un profondo sentimento di unità e dall’esigenza di dare maggior forza alle istanze di cambiamento che emergono dalla popolazione calabrese, trovi anche uno sbocco politico. Saranno presentate candidature forti e credibili, espressione della rinnovata volontà di partecipazione di tanti che negli ultimi anni, di fronte al pessimo esempio offerto dalla politica regionale, avevano deciso di abbandonare l’impegno e l’esercizio del voto.

Per il Pd e il resto del centrosinistra si tratta di un brutto colpo. I dem la settimana scorsa avevano formalizzato la candidatura a presidente di Nicola Irto. Una decisione presa in fretta per evitare che nel disorientamento generale altri ancora mollassero gli ormeggi in direzione del sindaco di Napoli. Come prima cosa il consigliere regionale di Reggio ha chiesto a de Magistris di fare un passo indietro. «Non ritiro la candidatura. Siamo motivatissimi. Non è possibile e nemmeno pensabile, abbiamo già fatto cento passi e non ci fermeremo fino alla vittoria», è stata la risposta. Ancora ferma ai box la destra, favorita nei sondaggi. Roberto Occhiuto, capogruppo di Forza Italia alla Camera, resta il candidato in pectore dopo le indicazioni di Berlusconi e Tajani. Ma c’è chi sospetta che l’attendismo derivi dalla consapevolezza che nelle stanze del Viminale sia già pronto il nuovo decreto di rinvio elettorale. A quel punto, gettare nella mischia Occhiuto anzitempo sarebbe un passo inutile e dannoso.