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Mimmo Lucano: «Daremo casa ai migranti, Salvini se ne faccia una ragione»

Mimmo Lucano: «Daremo casa ai migranti, Salvini se ne faccia una ragione»Sgomberati dalla baraccopoli di San Ferdinando – LaPresse

INTERVISTA Mimmo Lucano è a Parigi, su invito della Ecòle Normale Superieure, a dibattere di immigrazione e modelli d’accoglienza insieme a Wim Wenders, al direttore dell’Ens Marc Mezard, ai professori Nuccio […]

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 7 marzo 2019

Mimmo Lucano è a Parigi, su invito della Ecòle Normale Superieure, a dibattere di immigrazione e modelli d’accoglienza insieme a Wim Wenders, al direttore dell’Ens Marc Mezard, ai professori Nuccio Ordine e Anne Benhamou. Prima della conferenza con il sindaco sospeso di Riace commentiamo a caldo lo sgombero di San Ferdinando.

«Dopo anni di chiacchiere degli altri, noi passiamo dalle parole ai fatti», ha detto Salvini. È proprio così?
Questo cinismo mi disgusta. Questi signori fanno campagna elettorale permanente sulla pelle degli ultimi, dei disgraziati, di persone invisibili, sfruttati e maltrattati giorno per giorno. Di fronte a questa situazione di neoschiavismo, un ministro che si rispetti, e che dovrebbe combattere questo schiavismo, cosa fa? Organizza una messinscena che è unicamente una sconfitta per lo Stato. La verità è solo questa, è lui a dire chiacchiere. La vita nella baraccopoli la conosco bene. Avevo più volte invitato i miei colleghi sindaci e tutti i politici volenterosi a venire a viverci una settimana, tra melma, senza luce, gelo d’inverno e afa in estate. Nessuno mi ha risposto. Salvini invece di garantire un tetto sicuro a questi lavoratori preferisce sbaraccare, impiantarci tende oppure deportare le persone. La vicenda di San Ferdinando nasce dai tempi di Rosarno 2010. Anche allora vennero costruite delle tende, che negli anni sono diventate ghetti. L’unica soluzione sarebbe garantire contratti regolari e integrazione abitativa a questi braccianti. Non è una questione di migrazione, ma di diritti del lavoro.

Con Alex Zanotelli, urbanisti e sindacalisti, lei ha proposto un piano di assegnazione delle case sfitte della Piana di Gioia Tauro per migranti e autoctoni. Ma la prefettura, nonostante il parere favorevole della Regione, non ha mai dato seguito. Perché?
Sono tutte scelte politiche. In questi mesi ho convinto il presidente della Calabria Mario Oliverio a esser protagonista di questa campagna mettendo a disposizione un fondo di garanzia. La Calabria è una terra di emigrazione, le case vuote abbondano e ci sono anche quelle requisite alle cosche. E invece a Roma si preferisce il fascismo delle ruspe che mi fa tremendamente paura. Oggi è un giorno triste e la vittoria l’ha vista solo il ministro. Hanno trionfato, invece, il cinismo e il sadismo di questi uomini piccoli piccoli, che fanno i forti con i deboli e che sono inermi con i forti. Io le ruspe contro la ‘ndrangheta non le ho mai viste. Comunque, in settimana abbiamo fissato un incontro in regione e a 150 migranti della Piana saremo in grado di dare finalmente un tetto. Salvini se ne faccia una ragione.

Hanno depotenziato gli Sprar, demolito il “modello” Riace, sbaraccato gli insediamenti provvisori di questi nuovi schiavi. Martedì è stato smantellato nei pressi di Gioia un sodalizio che per anni ha impunemente schiavizzato i braccianti, abusandone anche sessualmente. La società italiana ha gli anticorpi per fermare questa barbarie?
Di sicuro pochi sanno che buona parte della filiera economica produttiva dipende da questi lavoratori delle terre. Uno Stato autorevole dovrebbe difenderli. Invece li umilia, li deporta, non dà loro condizioni abitative degne di un paese civile, li priva dei diritti fondamentali. Sono non-persone e invece la produzione agricola nazionale la si deve proprio a loro. Fin quando non cambierà la narrazione ufficiale, non c’è da essere ottimisti.

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