Il Comune di Milano dovrà mettere a bilancio anche le spese per ripulire tutto il miele che si riversa nelle strade (e nelle redazioni) ogni volta che il presidente del Consiglio si concede una giornata di relax in compagnia di Beppe Sala, il sindaco che per una manciata di voti gli ha permesso di restare a galla. Qui i “patti” si firmano sul velluto e le promesse non costano niente (2 miliardi e mezzo di investimenti pluriennali da verificare), anche se la retorica comincia a farsi insopportabile: “Da qui riparte l’Italia, Milano è una città che ha tutte le condizioni per poter essere un crogiuolo di possibilità a condizione che si tengano presenti due caratteristiche: il realismo e la capacità di sognare”.

Anche i suoi nonni sono stati accolti a braccia aperte e sua madre ha abitato all’ombra della Madonnina. Entusiasmante. Per un tocco di realismo, Matteo Renzi proprio ieri avrebbe potuto fare un giro anche all’Euromoney Conference di Milano, dove il ministro dell’Economia Padoan stava confermando l’intenzione di rivedere al ribasso le stime di crescita per l’Italia.

Tornerà spesso Matteo Renzi, per lui Milano è la location più accogliente d’Italia. Una città che si è allontanata dalla politica, incapace di organizzare una qualche opposizione da sinistra e ancora troppo distratta per presentare il conto al presidente del Consiglio. In piazza della Scala, ridotta a una gabbia, sono andate in scena proteste di rito, con alcuni rappresentanti di Cgil e Cisl mobilitati per il “no” al referendum e alcuni militanti dei centri sociali. In mattinata, invece, Matteo Renzi ha rinnovato uno dei suoi show preferiti, la “posa della prima pietra”, in questo caso il nuovo stabilimento della Siemens, 15 mila metri quadrati di tecnologia buoni per declinare il concetto di “innovazione” in tutte le salse.

L’elenco delle spese promesse, inutile negarlo, non dispiace a nessuno, se è vero che anche Matteo Salvini “da milanese” non può che essere soddisfatto – pur sospettando che si tratti dell’ennesima “bufala” – e che SinistraXMilano (frantumi di Sel) parla di “importante opportunità per la nostra città”. Anita Pirovano, capogruppo a Palazzo Marino, si riserva almeno il compito di “verificare che gli impegni presi dal governo e dal premier non restino sulla carta come una delle tante passerelle di belle intenzioni buone per i giornali ma che si traducano in tempi certi in progetti concreti e benefici per la città e per i cittadini”. Già.

Chi passa all’incasso, se non altro dal punto di vista dell’immagine – sobrietà, concretezza, saperci fare – per ora è il sindaco Beppe Sala. In sintesi, nella sala Alessi di Palazzo Marino, è lui a presentare il conto al presidente del Consiglio. L’uomo del fare prestato al centrosinistra ha le idee chiare quando illustra un Patto (con la maiuscola) che Matteo Renzi oggi non ha alcun interesse a rifiutare. “Non ci stiamo presentando con il cappello in mano semplicemente a chiedere soldi – esordisce Sala – ci presentiamo con la nostra capacità progettuale”.

I principali interventi pluriennali che necessitano di risorse (ancora da trovare) prevedono il prolungamento delle linee metropolitane 1 e 5 fino a Monza, la realizzazione di opere che impediscano al Seveso di esondare nella zona nord della città come accade da 40 anni a questa parte, la richiesta di attivare una “no tax area” per attirare sull’area Expo gli investimenti di aziende internazionali dopo la Brexit, un piano operativo per poter ospitare l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco. E ancora: un piano per rinforzare la vocazione turistica di Milano (terza città più visitata d’Italia) e più investimenti per la “sicurezza”, cioè più uomini per rinforzare il corpo della polizia locale oppure maggior presenza di militari per le strade – come avrebbe chiesto un De Corato qualsiasi. C’è anche un capitolo su casa e welfare, quelle che erano le “ossessioni” di Beppe Sala in campagna elettorale. Milano dovrebbe reperire da sola 130 milioni di euro da destinare alle periferie, ma il governo dovrebbe facilitare interventi normativi per assegnare gli appartamenti ristrutturati. Poi, magari la prossima volta, verrà anche siglato un patto per gestire al meglio l’accoglienza dei profughi che transitano a Milano.