Per il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, l’indagine per evasione fiscale che coinvolge la presidente di Expo Spa 2015 Diana Bracco è «un problema di immagine che deve essere valutato». Questa frase è stato l’unico dubbio apparso in una giornata dei dati di Federalberghi secondo la quale l’Expo sarà visitata da 1,9 milioni di persone (erano 20 solo pochi mesi fa). «Stime abbastanza realistiche» ha confermato l’ad Expo Giuseppe Sala che sostiene un aumento del 16% del Pil milanese nei primi 27 giorni di Expo. «Non c’è mai stata nel passato un’apertura di una Expo così entusiastica» ha ribadito Pisapia. Parole che suonano perlomeno forzate dopo la notizia dell’indagine su Bracco, vice-presidente per la Ricerca e Innovazione per Confindustria.

A quasi un mese dall’esordio, sull’esposizione universale dedicata al culto contemporaneo del cibo si riallungano invece le ombre di un anno fa quando la procura di Milano spiccò mandati di arresto per Angelo Paris, direttore della pianificazione acquisti della Expo 2015, per gli ex parlamentari Gianstefano Frigerio (Dc) e Luigi Grillo (Forza Italia), per Primo Greganti, ex Pci e già coinvolto in Mani Pulite, per Sergio Catozzo (Udc Liguria) e l’imprenditore vicentino Enrico Maltauro. Ai domiciliari finì Antonio Rognoni, ex Dg di Infrastrutture Lombarde, già arrestato per un’altra inchiesta sugli appalti pubblici più importanti in Lombardia, anche relativi all’Expo.

Nell’ottobre 2014 Antonio Acerbo era finito agli arresti domiciliari per corruzione e turbativa d’asta e si era dimesso da responsabile del Padiglione Italia di Expo. Un mese prima si era dimesso da commissario Expo per le vie d’acqua per corruzione e turbativa d’asta. Ad aprile 2015 sono state accettate sei richieste di patteggiamento presentate dagli indagati della cosiddetta «Cupola degli appalti» che avrebbe influito sulle gare di Expo, Sogin e nella sanità Lombarda. Grillo ha accettato una pena di due anni e otto mesi e una multa di 50 mila euro. Frigerio una pena di tre anni e quattro mesi, Greganti tre anni e una multa da 10 mila euro, Maltauro due anni e 10 mesi, Catozzo tre anni e due mesi e un risarcimento a Expo da 50 mila euro. Due anni e sei mesi a Paris e un risarcimento a Expo da 100 mila euro. L’ex sub-commissario Expo Acerbo ha patteggiato tre anni.

Prima dell’inizio di Expo sembrava essere così tornata la normalità sulla quale veglia il commissario anti-corruzione di Raffaele Cantone. Ma così non è stato. C’è un altro capitolo, significativo, delle indagini che riguardano il governatore della Lombardia Roberto Maroni, accusato di induzione indebita per un contratto di collaborazione con Expo affidato a una sua ex collaboratrice.

Polemiche ci sono state a seguito della nomina di Domenico Aiello, avvocato difensore di Maroni in questa inchiesta, nel Cda di Expo a 8 giorni dalla sua inaugurazione. In caso di un eventuale rinvio a giudizio di Maroni e del direttore generale di Expo Christian Malangone, Aiello si troverà nel doppio ruolo di membro del Cda e difensore della persona contro la quale Expo potrebbe decidere di rivalersi.

A sua volta, come atto dovuto, l’azienda è indagata in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa per reati commessi dai propri dirigenti nell’interesse aziendale. Quella di Diana Bracco non è l’unico problema di immagine che turba gli umori expottimisti.