E’ bastato un ordine del giorno del consiglio comunale di Milano per mandare in tilt la destra e anche il sindaco Beppe Sala. Oggetto dell’impazzimento: il limite di velocità delle auto in città a 30 Km/h. Dal ministro delle infrastrutture Matteo Salvini in giù la destra nazionale e milanese ha attaccato ferocemente il provvedimento e il sindaco Sala è andato in testacoda frenando la sua maggioranza e gelando le aspettative di molti: «Per ora è uno stimolo quello arrivato dal consiglio comunale – ha detto Sala – di certo non sarà in tutta la città e non entro il 1° gennaio 2024».

MILANO NON SAREBBE LA PRIMA CITTA’ italiana a sperimentare il limite che è già attivo a Olbia e Cesena e da poco è stato proclamato anche a Bologna e Bergamo. Farlo a Milano sarebbe però un salto di qualità notevole e un esempio per altre città, la destra lo ha capito bene e per questo si è scagliata con forza contro l’ipotesi che la città che non si ferma mai possa rallentare un po’.

UNA SERIE DI ASSOCIAZIONI tra cui Legambiente, Fiab, Asvis, Kyoto Club, Vivinstrada, ANCMA, Salvaiciclisti, Fondazione Michele Scarponi, Amodo, hanno scritto una lettera al ministro Salvini chiedendo un incontro per l’apertura di una discussione. «L’istituzione delle Città 30 è un modello di mobilità sostenibile e sicurezza stradale efficace» hanno scritto le associazioni.

UNA RETROMARCIA DI MILANO sarebbe un pessimo segnale per tutti. Beppe Sala nelle prossime settimane volerà a Londra e Parigi a farsi raccontare dai sindaci questa stranezza delle «Città 30», poi tornerà a Milano e cercherà la via ambrosiana alla mobilità sostenibile. Fino ad oggi è stata una via confusa e classista, che ai divieti non ha affiancato le necessarie alternative. Il contesto milanese richiederebbe interventi strutturali e una visione di lungo periodo.

NEGLI STESSI GIORNI IN CUI SALA frenava la sua maggioranza sulla «Città 30» venivano diffusi i dati sull’inquinamento del 2022, un anno nero, il peggiore degli ultimi cinque. Il limite massimo di concentrazione giornaliera delle polveri sottili Pm 10 è stato superato per 91 giorni, ben 30 in più rispetto al 2021 (il limite consentito dall’Unione europea è di 35 giorni di sforamento l’anno). Nel 2022 anche il Pm 2,5 ha superato limiti annuali dopo essere rimasto sotto la soglia consentita nei 4 anni precedenti.

SECONDO I DATI DELL’AREU, DAL 2018 a fine 2021 il numero di ciclisti investiti a Milano è aumentato dal 25%. Solo nel 2021 gli incidenti che hanno coinvolto un ciclista sono stati 864, più di due al giorno. I ciclisti investiti e uccisi sono stati 34. Nei primi otto mesi del 2022 le cose non sono andate meglio, gli incidenti che hanno coinvolto ciclisti sono stati 668.

«BISOGNA CONSIDERARE CHE NEGLI ULTIMI tre anni c’è stato un sensibile aumento dell’uso della bicicletta», spiegava il Comune. Appunto: un motivo ulteriore per intervenire sul traffico cittadino limitando la velocità, disincentivando l’uso dell’auto, garantendo mezzi pubblici efficienti e piste ciclabili sicure. La realtà è un’altra. La rivoluzione verde nella Milano governata dal centro sinistra dal 2011 tarda ad arrivare.

POCHI GIORNI FA LA GIUNTA HA AUMENTATO il biglietto dei mezzi pubblici di 20 centesimi portandolo a 2,20€, il più alto d’Italia. Nel 2011 il biglietto costava 1€. Sono aumentati anche i carnet settimanali, i biglietti giornalieri e alcune tipologie di abbonamento per chi arriva da fuori Milano. La colpa tecnicamente è della giunta regionale   guidata dal leghista Fontana che ha chiesto alle agenzie di trasporto l’adeguamento all’inflazione Istat, ma non tutti i Comuni hanno fatto pagare l’aumento ai passeggeri. Brescia, ad esempio, seconda città lombarda per numero di abitanti, non ha aumentato il biglietto recuperando i soldi da altre voci del bilancio.

PER I MILANESI LE CATTIVE NOTIZIE non finiscono qui. Se da un lato aumenta il costo del biglietto e si obbligano i cittadini a cambiare auto con Area B, dall’altro si tagliano le corse dei mezzi che da febbraio verranno ridotte del 3% su 33 linee. La spiegazione? Il caro energia. La bolla dei trasporti di Milano, fiore all’occhiello di questa città, sembra sul punto di esplodere.

GLI ULTIMI RAPPORTI SUL TRAFFICO dicono che rispetto al 2019 le auto sono aumentate, i passeggeri in metropolitana sono il 25% in meno dopo il Covid, l’incasso della sosta a pagamento è crollato del 40% ed è crollato anche il car sharing del 45%. Alzando lo sguardo oltre l’area urbana c’è poi la tragica gestione dei trasporti fatta della destra lombarda che impatta anche su Milano. L’azienda regionale Trenord cancella mediamente il 3% dei treni al giorno spingendo migliaia di persone che lavorano in città a preferire l’auto al mezzo pubblico. «La conversione ecologica deve essere socialmente desiderabile», diceva Alex Langer. La via milanese per soddisfare a questo desiderio è ancora molto lontana.