«Mi fa piacere che da più parti si chiedano le dimissioni di Alfano». E’ la giornata del ministro degli interni: sotto accusa per il caos scatenato a Roma dagli ultrà del Feyenoord, anche a Milano c’è chi chiede che se ne vada a casa, e in questo caso se l’è andata decisamente a cercare. Chiedono le sue dimissioni i giovani del Pd, e al sindaco Giuliano Pisapia fa appunto «piacere». E anzi, ritiene che sarebbe «utile» la presentazione in parlamento di «una formale mozione di censura nei confronti del ministro».

Perché nel braccio di ferro sulla trascrizione dei matrimoni omosessuali celebrati all’estero – quelli che Pisapia, dopo averli registrati, si rifiutava di cancellare come invece disponeva una circolare inviata alle prefetture da Angelino Alfano – è intervenuto d’imperio il prefetto milanese, Francesco Paolo Tronca, nominando un commissario ad acta che la scorsa settimana ha annullato la trascrizione delle nozze – una dozzina – e poi lo ha comunicato per lettera agli interessati.

Gongolano i soliti paladini della famiglia «tradizionale», dalla giunta lombarda targata Maroni a Rocco Buttiglione. Ma Pisapia annuncia che il comune di Milano si opporrà «in tutte le sedi contro una decisione strumentale e discriminatoria, profondamente sbagliata sia dal punto di vista giuridico che da quello del riconoscimento dei diritti civili». E il leader di Sel Nichi Vendola twitta: « Dove è il governo del #cambiaverso? Ora mozione di censura nei confronti di un ministro medievale e oscurantista».

Il governo del #cambiaverso, quello che da mesi continua a promettere iniziative per le coppie omosessuali, assicura, con il sottosegretario Ivan Scalfarotto, che «l’ora è scoccata anche in Italia», che il senato sta lavorando in tal senso dunque l’iniziativa del prefetto è «controproducente» perché «surriscalda in modo irragionevole una vicenda che ha bisogno di calma ed equilibrio». Gli alleati di Ncd, in tutta calma, sono pronti a fare la loro parte in senato? Come no: Carlo Giovanardi, senatore, è solidale con Alfano che disponendo la cancellazione delle nozze gay avrebbe semplicemente fatto «rispettare i principi costituzionali».