Ai posti di frontiera tra Ventimiglia e Mentone, sul Ponte San Ludovico sul mare e il Ponte San Luigi in altura, le stesse scene già viste nel 2011. Allora, erano i tunisini, emigrati dopo la «primavera». Oggi, sono eritrei, sudanesi, somali e altri cittadini di paesi sub-sahariani. Eritrei, sudanesi e somali sono candidati all’asilo politico, ma nella confusione delle ultime ore la polizia di frontiera non va per il sottile.

Ieri pomeriggio, al tentativo di passare la dogana sul Ponte San Ludovico da parte di circa 150 persone, i Crs francesi hanno respinto tutti, senza verificare nazionalità e diritti, in vista di una frettolosa «riammissione» in Italia, stando al regolamento di Dublino e senza rispettare le regole di Schengen, che resta in vigore, secondo le quali i controlli non possono essere sistematici.

Nei giorni scorsi, sono stati in molti a passare, a piccoli gruppi. Alcuni prendono anche i sentieri di montagna, sulla Giraude, dove antichi passaggi che hanno visto in più di cent’anni italiani, ebrei, più recentemente ex-jugoslavi e nord-africani oltrepassare clandestinamente il confine, sono stati ultimamente forniti di una rudimentale segnaletica, anche per evitare gravi incidenti sulle pareti scoscese della zona. La polizia francese interviene senza guanti anche alla stazione di Nizza, diventata una seconda frontiera con l’Italia, dove i migranti cercano di prendere un treno per Parigi.

La Prefettura ha annunciato che nell’ultima settimana ci sono stati più di 1.500 fermi di sans papiers in Costa Azzurra.

Coloro che sono riusciti ad arrivare nella capitale, si trovano in gran parte negli accampamenti di fortuna, che negli ultimi giorni sono stati via via evacuati dalle forze dell’ordine. Ancora giovedì sera ci sono state forti tensioni nel XVIII arrondissement, ma alla fine i 110 migranti che dopo essere stati evacuati dal giardino “comunitario” del Bois-Dormoy avevano cercato rifugio in una vecchia caserma ridotta a rudere, sono poi stati sistemati in vari punti di accoglienza, che possono essere dei centri di emergenza o anche degli alberghi.

Ci sono state tensioni anche tra le associazioni di aiuto ai migranti, come Emmaus, France terre d’Asile o l’Esercito della Salvezza, e dei militanti dell’estrema sinistra, che hanno favorito l’occupazione della caserma-rudere. Dei consiglieri di arrondissement stanno cercando delle soluzioni pratiche, come la comunista Emmanuelle Becker, soddisfatta che l’accoglienza sia passata «da 65 a 110 posti, questo significa che cominciamo ad avere un vero dialogo con il comune di Parigi».

L’Ofpra (Ufficio francese di protezione dei rifugiati e degli apolidi) interviene, ma solo per coloro che possono essere candidati all’asilo. Per gli altri, la sola prospettiva è l’espulsione dal territorio francese. Il primo ministro, Manuel Valls, lo ha ripetuto: «Chi non ha diritto all’asilo deve essere espulso». Il ministro degli interni, Bernard Cazeneuve, se la prende con i militanti di estrema sinistra, «individui irresponsabili» che secondo lui «strumentalizzano cinicamente la situazione drammatica nella quale si trovano i migranti per fini politicanti».

La prossima settimana il governo dovrebbe presentare un piano per i rifugiati e per i migranti che non possono venire espulsi (oltre a chi ha diritto all’asilo, minorenni isolati o persone particolarmente vulnerabili).

La sindaca di Parigi, la socialista Anne Hidalgo, ha proposto l’apertura di un «centro» nella capitale. Ma il progetto va male, soprattutto a destra. Potrebbe venire aperta una struttura di 250-300 posti letto, per accogliere a Parigi al massimo due settimane chi ha diritto all’asilo, per riposarsi e preparare la domanda. Oppure potrebbe essere una struttura piùFRON limitata: un semplice ufficio informazioni sui diritti.