Il maltempo che si è abbattuto implacabile per tutto il giorno non ha fermato i volontari della Croce rossa, che hanno lavorato senza sosta per montare al porto delle Grazie di Roccella Jonica una tensostruttura in grado di ospitare 130 migranti. A decidere l’intervento è stato il prefetto di Reggio Calabria venendo così incontro alle richieste del sindaco della cittadina calabrese investita da una serie i sbarchi senza precedenti con più di settemila migranti arrivati in poche settimane lungo le coste della Regione. E nei prossimi giorni – il tempo necessario a trovare un porto sufficientemente grande e attrezzato – arriverà una nave dove far trascorrere la quarantena a uomini, donne e bambini prima di smistarli nei centri di accoglienza. «Nell’ultima settimana ne sono arrivati 650», spiega Concetta Gioffrè, la presidente della Croce rossa della Riviera dei Gelsomini. «Gli arrivi dalla Turchia alla Calabria e su Roccella Jonica sono raddoppiati. Negli ultimi giorni ne ospitavamo 300 al giorno, anche nelle nostre tende – prosegue la presidente -. C’è una nuova rotta di migrazioni ma se affrontata così non c’è alcuna dignità nell’accoglienza».

La «nuova rotta» tanto nuova in realtà non è, anzi. Negli anni 90 già la percorrevano i curdi in fuga mettendosi nelle mani delle organizzazioni criminali turche. Poi, nel 2010, in seguito agli accordi siglati due anni prima dall’Italia con la Libia del colonnello Gheddafi che portarono alla chiusura per i barconi del Mediterraneo centrale, riprese vita facendo viaggiare soprattutto afghani, iraniani e iracheni. Stesse organizzazioni criminali turche, ma mezzi diversi: lussuose barche a vela e perfino qualche yacht usati per non dare troppo nell’occhio e facendo pagare ai migranti anche 4-5 mila euro per il viaggio. Durò poco. Fino a quando la Guardia costiera non scoprì il trucco osservando la linea di galleggiamento delle imbarcazioni: troppo bassa per avere a bordo solo i quattro o cinque trafficanti che in coperta si fingevano turisti. E infatti le stive erano strapiene di persone.

I viaggi sulle barche a vela comunque non sono mai finiti del tutto, ma oggi la vecchia rotta dei curdi sembra aver ripreso un’altra volta vita. A cambiare, di nuovo, sono stati invece i mezzi di trasporto: «Oggi i trafficanti utilizzano pescherecci dove possono imbarcare centinaia di persone, magari facendole pagare di meno rispetto al passato», spiegano al Viminale. Difficile, almeno per ora, capire invece quali sono i porti di partenza. «Potrebbe essere in Turchia, ma non è escluso che i migranti possano essere imbarcati in Egitto o perfino in Libano», spiegano sempre al ministero.

Proseguono intanto gli attraversamenti del Mediterraneo centrale. I 105 migranti tratti in salvo alcuni giorni fa dalla nave Aita Mari sono stati fatti sbarcare ieri mattina a Trapani, mentre dopo i 100 migranti arrivati domenica al momento nell’hotspot di Lampedusa si trovano 329 persone. Restano invece ancora in attesa di un porto dove attraccare 367 migrati che si trovano a bordo della Geo Barents di Medici senza frontiere. Tra di loro anche 172 minori e molte donne. «Non possiamo aspettare oltre», hanno avverti ieri i volontari di Msf. «Nelle prossime 48 ore il Mediterraneo centrale e le isole ioniche saranno interessate da perturbazioni cicloniche molto forti con condizioni proibitive per la navigazione».