Mentre il ministro degli interni Minniti festeggia l’arrivo in Italia di 162 rifugiati attraverso il primo corridoio umanitario «legale» attivato con la Libia, le poche navi umanitarie rimaste nel Mediterraneo stanno lottando col mare in tempesta nella ricerca di un barcone scomparso, non si sa con quante persone a bordo, da dove è partito un Sos proprio nel giorno di Natale. Le proibitive condizioni meteo stanno mettendo in seria difficoltà gli operatori della spagnola Proactiva Open Arms e della nave Aquarius di Sos Mediterranee; entrambe si trovano nel Canale di Sicilia.

TRE GLI ALLARMI raccolti dalle ong nella notte tra Natale e Santo Stefano. Una prima barca con circa 134 persone è stata individuata intorno alle sei del mattino di ieri. A bordo c’erano anche una donna incinta, 36 minori e sette bambini. Dopo qualche ora sono stati intercettati da una unità navale di Eunavformed altri due natanti più piccoli, con 121 persone. Non è chiaro se si tratti delle stesse imbarcazioni da cui sono partiti gli Sos, per questo motivo le navi umanitarie stanno sfidando le onde senza interrompere le operazioni di ricerca.

E SI TEME per un quarto naufragio, che riguarderebbe un gommone. «Nessuno si riposa finché c’è vita alla deriva, è inverno e ci sono bambini a bordo e ogni minuto conta», avverte il coordinatore di Proactiva Open Arms, Oscar Camps. Dopo essere stati salvati, i 134 migranti soccorsi dalla Open Arms sono stati trasferiti a bordo della Aquarius, in navigazione verso l’Italia, in mezzo a una forte tempesta con onde alte 5 metri.

INTANTO GLI ULTIMI migranti sbarcati a Pozzallo (Rg), la scorsa settimana, hanno raccontato a volontari e operatori che negli ultimi tempi sono cambiate le strategie dei trafficanti; le organizzazioni criminali avrebbero abbassato i prezzi delle traversate fino a 400 euro, imbarcando in un solo gommone fino a 165 persone. Il motivo sarebbe legato all’azione di contrasto via terra e alle prime evacuazioni portate a termine da Oim e Unhcr per via degli accordi internazionali. Ma soprattutto per il maltempo che imperversa e rende così sempre più pericolosi i viaggi in mare d’inverno. Il governo non sa quantificare ancora quanti saranno i rifugiati che nel 2018 saranno condotti nel nostro Paese attraverso i corridoi «legali», si parla di 10 mila persone, mentre stando agli obiettivi dell’Oim 30mila saranno i migranti senza diritto all’asilo che potranno tornare a casa con rimpatri volontari. Quest’anno già lo hanno fatto in 18mila.

«GRAZIE ANCHE a Minniti e agli accordi illegali del governo italiano con la Libia – accusa Andrea Maestri (Liberi e Uguali) – imbarcarsi è diventato più pericoloso e, grazie al codice Minniti che ha allontanato molte Ong dall’attività di ricerca e soccorso, più difficile trovare una scialuppa di salvataggio in mezzo al Mediterraneo».

Secondo il Viminale quest’anno sono giunti in Italia 119 mila migranti, il 34% in meno del 2016, quando furono 180mila. La riduzione delle partenze sarebbe cominciata dallo scorso luglio, in coincidenza con gli accordi presi con le autorità libiche, che hanno ricevuto fondi, mezzi e l’addestramento degli ufficiali di marina e guardia costiera. E ha preso a marciare, dopo una partenza molto lenta, la relocation: 11mila richiedenti asilo sono stati trasferiti in altri Paesi europei.
A VENTIMIGLIA ci sono oltre 200 persone che stanno vivendo in condizioni disumane, accampate sul greto del fiume Roja. La Croce rossa ieri ha ha distribuito 180 sacchetti contenenti un po’ di cibo e acqua minerale a uomini e donne, mentre a un bambino di quattro anni è stato regalato un orsacchiotto. «È stata una distribuzione di cibo straordinaria – dice Vincenzo Palmero, commissario del comitato cittadino della Croce Rossa – con la quale abbiamo voluto mostrare la nostra vicinanza in questi giorni di festa».

DA OGGI I MIGRANTI torneranno a ricevere cibo della Caritas anche se le associazioni francesi proseguono quasi quotidianamente nella distribuzione di generi alimentari. Resta il problema dell’accoglienza dei minori non accompagnati, con la Prefettura di Imperia che aveva avviato un’indagine per trovare un immobile in cui ospitare i più giovani. I migranti vivono in una tendopoli di fortuna: hanno rifiutato il trasferimento nel campo profughi del Parco Roja, dove sarebbero identificati.