Da giorni le voci di un miglioramento del piano Mittal per Ilva si inseguono. Senza conferma e senza – soprattutto – che Luigi Di Maio decida di convocare i sindacati per riaprire la trattativa. Ieri il ministro parlando delle crisi industriali in parlamento ha spiegato: Su Ilva «questo governo non ha considerato soddisfacenti il piano occupazionale e il piano di attuazione del piano ambientale per questo ha richiesto a ArcelorMittal una controproposta migliorativa che è in fase di analisi in queste ore e di confronto tra i commissari e l’ArcelorMittal».
Conferme arrivano rispetto ad un netto miglioramento del piano ambientale sotto la pressione anche del ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Rispetto al blando piano accettato e glorificato dall’ex ministro Calenda che prevedeva l’immunità penale fino al 2023 per Mittal, ora ci sarebbe un aumento dei fondi e un’accelerazione della copertura dei parchi e dei controlli ambientali.
Il vero nodo però rimane quello dei livelli occupazionali. I sindacati – spalleggiati da Di Maio – continuano a chiedere «zero esuberi», mentre l’azienda non si sposterebbe dalle 10mila assunzioni – per i dipendenti ci sarebbe una novazione di contratto prevista dalle procedure europee – lasciando 4mila lavoratori per strada senza contare l’indotto.
Di Maio ieri ha anche ribadito il suo «impegno ad impiegare tutto il nostro tempo per adottare soluzioni che tutelino i lavoratori e i loro diritti». Dopo settimane di incertezze, il 26 giugno il ministro dello Sviluppo economico ha deciso di prorogare il commissariamento di Ilva fino al 15 settembre bloccando quindi l’idea di riconversione cara a buona parte del M5s di Taranto.
Sull’intera acquisizione poi pende anche il giudizio dell’Anac a cui si è rivolto lo stesso Di Maio su indicazione del presidente della Puglia Michele Emiliano. Sotto osservazione è il contratto di acquisto e la scelta di Calenda e commissari di ritenere migliore l’offerta di Mittal (la cordata AmInvestCo) rispetto a quella AcciaItalia capitana da Jindal che aveva al suo interno anche Cassa depositi e prestiti. Emiliano, in particolare, mette a confronto le due offerte in gara e sostiene che «la preferenza accordata» ad Am Investco «appare incongrua perché basata sostanzialmente solo sull’offerta economica senza alcuna considerazione degli aspetti qualitativi della medesima offerta» sottineando che AcciaItalia «aveva proposto un piano ambientale da eseguire entro il 2021 con l’utilizzazione di tecnologie a minor impatto ambientale» come la decarbonizzazione del ciclo produttivo, tema sul quale Emiliano insiste da sempre.
Il parere dell’autorità guidata da Raffaele Cantone non dovrebbe farsi attendere molto, ma nel caso rilevasse irregolarità riaprirebbe la strada alla vendita a Jindal – che nel frattempo sta facendo ripartire Piombino.