Non sempre si nasce Paolo Maldini. It Won’t Always Be Like This degli Inhaler di Elijah Hewson, terzogenito di Bono Vox, è un esordio onesto ma non certo travolgente. L’eredità si palesa nel timbro vocale, nell’orecchio educato alla new wave e in qualche pagina dell’agenda paterna, da cui deriva quanto meno il contatto col produttore Antony Genn. Questi elabora una miscela classica di chitarre, synth e eco a profusione, sotto la cui patina trapelano i segni di Joy Division, Killers, Cure, Interpol, Editors, Muse, oltre a quelli della band di papà. Il post-punk che ormai ti aspetti, con le crome del basso che filano dritte dalla tonica alla sopradominante; interplay coeso ma privo dell’impeto giovanile, buona inventiva melodica, alcuni pezzi ben riusciti (My Honest Face, Who’s Your Money On, In My Sleep oltre alla title-track), qualche luogo comune di troppo nei testi («play me like a record», «sinking like a stone» nel prontuario metaforico di base del giovane Hewson).
UN ESORDIO non irresistibile, un album che non sarebbe stato giovane neanche vent’anni fa, ma che lascia ancora spazio per una carriera onesta, una volta stabilita la propria identità. Non sarà sempre così, dicono.