Lascia la Puglia e i suoi diari di provincia Oscar De Summa, sorta di week end post postmoderni fra tarantola e Salento, e si trasferisce sul più drammaturgicamente aulico confine scespiriano, già attraversato con Amleto a pranzo e a cena e Un Otello altro. Confine nobile nei ruoli ma altrettanto sconcio nelle posture e delirante nei sentimenti, ha in Riccardo la sua grande «vedette». Irradiazione di follia, violenza, devianza, corruzione, ambizione e sulfurea deformità, Riccardo (recente calamita anche per Renata Palminiello e Michele Sinisi) riattrae De Summa che già in quei panni, tutto solo, si era calato nel 2008.

Ora gioca di scacchi e su un palcoscenico stratificato, culla e tomba, trono e mausoleo, alcova e morgue, incrocia le sue donne, pedine smemorate e velleitarie, la seduzione al potere e il potere della seduzione. Dopo l’anteprima a Pieve di Cento nell’ambito della stagione Agorà, Riccardo III e le Regine ha debuttato a Firenze, al Cantiere Florida, lasciando aperti alcuni vuoti che l’affiatamento delle repliche dovrebbe colmare. De Summa conferma la sua potenza vocale, sfumata e rabbiosa, incrostata di sussurri e grida, il suo ritmo polifonico grottesco che svela incubi e deserti mentre sorseggia al microfono Carmelo Bene o sibila all’orecchio Salvo Randone. Poi quando la scena si allarga e il dialogo si amplifica, l’armonia/disarmonia del «racconto» cede il passo alla meccanica dell’entrata in scena: le mosse schematizzano i rapporti vittima carnefice, annebbiano la violenza dei ruoli, smorzano la spasmodica desertificazione dei reciproci deliri. Il quadro pop, da sempre esplosivo corredo mimetico e famelico impianto acustico del teatro di

Oscar De Summa, non corrode stavolta a sufficienza la difettosa «moralità» dell’eroe. La spremitura punk di De Summa, giubbotti anfibi borchie catene, non buca la contemporaneità mentre l’assalto frontale di

Riccardo alle sue donne si arresta sulla vena del braccio di Lady Anna. Un buco da overdose che sarebbe valsa la pena spalancare di più. Le regine sono Isabella Carloni, Silvia Gallerano, Marina Occhionero, più Marco Manfredi che si muove tra la consolle del suono e il gonnellino tartan del duca di Buckingham.