Si sono fermati per due ore ieri i metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm in tutta Italia in vista dell’assemblea nazionale della categoria, prevista per il 20 novembre a Roma. Presidi e manifestazioni si sono tenuti, da Nord a Sud, nelle realtà in crisi. «Si è trattato di una mobilitazione necessaria nei confronti delle imprese, del governo e del parlamento – hanno spiegato i sindacati -. Sono 160 i tavoli di crisi che non vedono spiragli di risoluzione. È necessario che nell’agenda politica ritornino al centro investimenti pubblici e privati, per il rilancio della crescita attraverso la salvaguardia dell’occupazione e la tutela della sicurezza».

Per i metalmeccanici la situazione è ormai insostenibile: «Aumenta il ricorso agli ammortizzatori sociali e crescono anche gli annunci di chiusure in tutti i settori, dall’elettrodomestico alla siderurgia, all’automotive, all’elettronica, all’informatica. I processi di ristrutturazione troppo spesso garantiscono redditività alle imprese scaricando il prezzo sui lavoratori. Contemporaneamente, aumentano gli infortuni e le morti sul lavoro. È necessario procedere nella transizione industriale attraverso l’innovazione e la sostenibilità».