Tre settimane fa è iniziato il processo di regolarizzazione per 25 mila migranti iscritti al programma «Quedate en Mexico» (Fermati in Messico) e ad oggi sono 2.114 quelli entrati negli Usa. Le operazioni si sono aperte il 19 febbraio e secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, al 12 marzo, 971 persone hanno attraversato il confine da Matamoros, 728 attraverso Tijuana e 415 attraverso Ciudad Juárez.

Le aperture pubbliche e le promesse di regolarizzazione per milioni di migranti fatte dal nuovo presidente Usa Biden hanno aperto al sogno, soprattutto di minori non accompagnati, di poter riabbracciare i propri cari. Le ambasciate Usa, nei diversi paesi centro americani, non accettano più domande d’ingresso, e nemmeno di ricongiungimento.

Questo, con le promesse di Biden, ha portato a una crescita dei flussi migratori. I centri di accoglienza nelle città messicane di frontiera, dopo i mesi di pausa dovuti al Covid, sono tornati, da febbraio, a non potere dare ospitalità a tutte le persone. Mentre un’inchiesta della Reuters racconta lo stato in cui si trovano circa 4000 minori che han cercato di passare la frontiera con gli Usa per chiedere il ricongiungimento famigliare si scopre che anche il Messico tiene «sotto sorveglianza» giovani migranti non accompagnati. Secondo la versione dei ministri degli interni e degli esteri del governo di Lopez Obrador questa sorveglianza sarebbe una forma di protezione, per evitare che «cadano» nelle mani della polizia di frontiera Usa. Le autorità messicane non forniscono precisi dati.

I due ministri, assieme all’Istituto Migratorio del Messico, hanno dichiarato di aver rafforzato i dialoghi con il governo Usa per velocizzare le pratiche di ricongiungimento familiare per bambini e adolescenti. Gli unici dati ufficiali finora forniti sono quelli dell’Istituto Nazionale delle Migrazioni (Inm) e si parla di 373 persone affidate all’Inm dall’inizio dell’anno.

In Messico però, a gennaio, è stata riformata la legge sull’immigrazione e le modifiche impediscono all’Inm di trattenere i minori e che questi devono essere passati al Sistema Nazionale di Sviluppo Integrale della Famiglia (Dif).

Le intenzioni dichiarate del governo sono quelle di dare maggiori garanzie ai minori migranti e non gestire i loro casi nel calderone delle politiche migratorie ma sociali, tanto che nel comunicato dei ministeri di interno ed esteri si legge «ragazze, ragazzi e adolescenti migranti non accompagnati costituiscono un gruppo altamente vulnerabile. È obbligo morale e legale dello Stato messicano garantire la loro sicurezza e garantire il loro benessere». Se le autorità si dicono attente alle sorti dei migranti minorenni, per i maggiorenni è sempre più incubo: sabato scorso si sono svolti i funerali di 16 migranti guatemaltechi uccisi nello stato del Tamaulipas, a nord del Messico, il 22 gennaio.

I resti sono stati mandati via aereo a Città del Guatemala per poi essere portati alle comunità d’origine. A febbraio sono stati respinti oltre il Rio Bravo almeno 100mila migranti. Nel 2020, nonostante la pandemia, solo alla frontiera tra Messico e Usa si sono contati 381 morti secondo uno studio dell’Oim, più del 10% sul totale mondiale. Secondo l’organizzazione «Carovana delle madri», gruppo di madri centroamericane che hanno perso il figlio durante la migrazione, sono circa 120 mila, negli ultimi 12 anni, i migranti scomparsi, e di cui non si sa più nulla, dopo essere entrati in Messico.