Fausto Mesolella è stato un artista che aveva da donare, sempre ed in ogni circostanza. Differenze non se ne vedevano ascoltando gli album a suo nome, con gli Avion Travel o altrui. Lo spendersi per gli altri, lo spargere nelle produzioni, più o meno, meglio se amicali, il proprio talento compositivo e interpretativo, era ciò che lo rendeva unico.

Quest’unicità non era però la sola cosa che lo contraddistingueva e alla quale va aggiunta, senza dubbio alcuno, la profonda consapevolezza del suo far musica, da non confondersi con una certa maniera di suonare, ancor oggi «progressivamente» di moda. Anzi, il suono e lo stile chitarristico di Mesolella aveva radici nobile e antiche. Una volta si sarebbero dette di tradizione e non scomodando solo Matteo Salvatore, uno dei suoi numi, cui dedicò più di un omaggio. Ma, l’aria cantautorale non faceva per lui, i molti ritratti fotografici con il baschetto Kangol, nobilitato negli anni ’90 da Samuel L. Jackson in Jackie Brown, il più logorroico e meno ciarliero dei film di Quentin Tarantino, e che mai sfondò in Italia, consegnavano piuttosto l’idea di un riflessivo artista, impegnato a totalizzare e a far sintesi di ciò che il mondo, non solo musicale, gli andava offrendo per poi rinserrarlo nella sua di musica. Basta ascoltare il Live ad Alcatraz, registrato a Santa Cristina nella «comune» di Jacopo Fo, per rendersi conto di quanto fosse ampia la sua offerta artistica.

E per dimostrare tutta la versatilità e la libertà di espressione di cui era capace bisognerebbe andarsi a riascoltare proprio la versione di Libertango, il classico di Piazzolla, contenuta su quel «Live»: sintesi perfetta del Mesolella chitarrista indie-rock dei primi ep degli Avion Travel (un brano Sorpassando per i giovani liceali e universitari del centro-sud divenne quasi un inno) e il Mesolella che privilegiava la raffinatezza di arpeggi acustici intrecciati ai sofisticati arrangiamenti che accrescevano la naturale teatralità di Peppe Servillo, insostituibile cantante-performer della band casertana.

E da Caserta, dov’era nato, è partita l’avventura umana e artistica di Mesolella. Il discorrere al passato accresce lo sgomento provato non appena saputo dell’infarto che ha tolto di mezzo a 64 anni uno dei migliori musicisti della sua generazione, dandolo in pasto alla condivisione affrettata ed intensificata dei «social» che, in un modo o nell’altro, sta cancellando tutto un modo di elaborare e riflettere sulla morte sia di persone care e vicine sia di personaggi pubblici; vieppiù ciò accade soprattutto quando sono artisti e rockstar ad andarsene, spedendole per sempre in quello «spoon river digitale» cui va assomigliando sempre più la «rete».

Per quanto Mesolella non sembra per storia e carriera poter cadere in questa trappola. E nei fatti l’infarto lo ha stroncato nel bel mezzo e per questo vile della lavoro, durante la preparazione della reéntre, con un album e un tour da inaugurare, del Nada Trio, con la cantante toscana e il sodale di tante avventure, Ferruccio Spinetti, protagonista nei tanti incroci della grande «famiglia» degli Avion Travel.

Dopotutto, Mesolella era forse più di Servillo, o almeno se non la sola anima degli Avion Travel, fu colui che li spinse ad oltrepassare i cancelli del rock indipendente italiano di trent’anni fa, il cahier è lungo e oggi ampiamente storicizzato e destinato ad una forte revisione, e ad immergersi in un flusso musicale colto e imprevedibile, soprattutto nei suoi esiti commerciali. Era, infatti, impensabile che gli Avion Travel frequentassero per un così ampio giro di anni, i palchi del Festival di Sanremo passando da un primo premio a Sanremo Rock a metà degli anni’80 alla prestigiosissima vittoria nell’edizione del 2000, la cinquantesima del festival, con la non facilissima Sentimento. Invece, il gruppo ebbe la forza di reinventarsi anche nel nome affiancando ad Avion Travel quel Piccola Orchestra che era molto di più di un indirizzo musicale, era un modo di vivere la musica e andandosi così a ritagliare un posto al sole nella canzone italiana.

Danson Metropoli  del 2007, con la band ridotta a soli quattro elementi, può considerarsi come il definitivo riconoscimento tributato, componendo tutte le canzoni dell’album, da Paolo Conte a Mesolella e compagnia. In ultimo, cos’altro si può aggiungere ad una carriera, ancora in fieri, già di per sé straordinaria e già in odore di culto? Di certo la discografia di Mesolella non si sottrae nella sua interezza, sia con La Piccola Orchestra Avion Travel sia nelle varie formazioni in cui ha militato a partir dagli esordi ai più sconosciuti (chi rammenta più sul finir degli anni ’60 la militanza nei Condor o dei un po’ più noti Mediterranea nel ’78?), ai rari dischi solisti (curiosa è la collaborazione con lo scrittore Benni in Cantostefano risalente a due anni fa) e considerando anche le decine di singole apparizioni, ad una pacifica indagine in cui una parte che potrebbe riservare sorprese a nuovi ascolti, è quella dedicata alle colonne sonore cinematografiche. Qui forse vi è il Mesolella più segreto e intimo.