Una «raccomandata» spedita ai dirigenti di Cdu e Spd illustra il piano-Merkel oltre le quinte della «soluzione paneuropea» partorita venerdì dal Consiglio Ue. La «coalizione di volenterosi» è già operativa e la cancelliera (mentre trattava con i capi di Stato a Bruxelles) ha strappato il via libera definitivo di 16 Paesi disposti ad accolarsi i profughi registrati nella Bundesrepublik.

Nella lettera spiccano gli «accordi bilaterali» firmati con Spagna, Grecia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Belgio, Danimarca, Francia, Finlandia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Svezia oltre ai tre Paesi Baltici. Ma dopo la diffusione dalla lettera due paesi del «gruppo di Visegrad», Ungheria e Repubblica Ceca, si sono affrettati a smentire l’accordo con la Germania. In ogni caso per Merkel il «patto è più che equivalente» alle richieste del ministro dell’Interno Csu Horst Seehofer – precisa la cancelliera – che ha smentito ufficialmente l’ «interpretazione» secondo cui gli accordi spianerebbero la strada ai controlli alla frontiera bavarese. «Le misure unilaterali a scapito di altri Paesi non sono ciò che si intende la cancelliera» è la traduzione del portavoce di Merkel. Tuttavia, nel «riassunto» inviato ai vertici della Grande coalizione emerge la conferma della costruzione in Baviera dei controversi «Ankerzentren», i «centri di ancoraggio» per identificare ed espellere i profughi senza le carte in regola.

Un progetto già approvato dai socialdemocratici, soddisfatti per l’esito del summit che ha congelato la crisi politica nell’Union democristiana e «stuccato» la crepa che ha rischiato di far crollare il quarto governo Merkel. Anche se la copertura assicurata dalla Spd è solo parziale e ancora tutta da verificare. «Non siamo assolutamente disposti a sostenere centri chiusi e rimaniano molto scettici sull’istituzione degli hub fuori dai confini dell’Ue. Oltre che, naturalmente, preoccupati per le condizioni umanitarie dei migranti» ha fatto sapere la segretaria Spd, Andrea Nahles. Nessuna reazione dei socialisti, invece, al progetto di dislocare la polizia tedesca ai confini dell’Unione europea anticipato ieri dall’agenzia Dpa: accordo, peraltro, già sottoscritto dal governo bulgaro.

Così Merkel può procedere nella costruzione della sua nuova linea sui profughi, e dopo aver convinto ben tre dei quattro Paesi del blocco di Visegrad ora si prodiga per allargare il suo «ombrello» sopra i Balcani. «Dobbiamo essere pronti a sostenere Slovenia e Croazia, se necessario anche con il controllo delle frontiere, come a rinforzare la presenza degli agenti di Frontex ai confini di Albania, Macedonia e Grecia» conferma la cancelliera.

Nella sua trama rimane solo da sciogliere il nodo della mancata partecipazione alla «coalizione dei volenterosi» dell’Austria guidata dal cancelliere Sebastian Kurz e soprattutto dell’Italia rappresentata da premier Conte ma assoggettata ai voleri di Salvini. Dettaglio non da poco, dato che «in questi Paesi si riesce a rispedire indietro dalla Germania appena il 15% del totale dei profughi» come si legge nella missiva spedita a Cdu e Spd. Nel frattempo la Csu incassa l’autorevole parere di Hans-Jürgen Papier (presidente della Corte costituzionale di Karlsruhe dal 2002 al 2010) che nelle 14 pagine dello studio commissionato dal partito liberale definisce come «possibili» i respingimenti automatici alla frontiera. «Chi chiede asilo nell’Ue non può scegliersi il Paese di accoglienza» spiega il giurista berlinese sul Rheinische Post, e anche se i respingimenti al confine non forniscono soluzione all’emergenza-migranti «non può essere una giustificazione per non fare osservare la legge attualmente in vigore».