Gli uomini della Guardia di finanza di Cagliari, su ordine della procura della Repubblica di Tempio Pausania, ieri hanno perquisito le sedi delle società del Gruppo Meridiana Fly. I militari sono entrati in azione oltre che a Olbia anche a Roma e a Somma Lombardo (Varese), dove si trovano rispettivamente le sedi di Meridiana e di Air Italy, le due società controllate dal trust di proprietà di Karim Aga Khan. I decreti di perquisizione sono stati disposti dal capo della procura di Tempio, Domenico Fiordalisi, nell’ambito dell’inchiesta che indaga sui rapporti tra Meridiana e Air Italy alla luce della crisi dichiarata dalla Gruppo Meridiana Fly. Sono quattro le persone indagate ai vertici della compagnia aerea per truffa aggravata: il presidente della holding Meridiana spa Marco Rigotti, gli ex amministratori delegati di Meridiana fly tra cui Massimo Chieli (in sella sino al luglio 2011) e Roberto Scaramella, fresco di dimissioni.

Secondo le poche indiscrezioni che filtrano da fonti sindacali, gli uomini del Gico stanno cercando documenti richiesti dalla magistratura ma non consegnati da Meridiana Fly nella fase ordinaria dell’indagine, che è stata aperta due giorni fa. La perquisizione sarebbe motivata anche dalla decisione del nuovo amministratore delegato, Richard Creagh, nominato una settimana fa, di chiudere la sede di Roma di Meridiana.

Fiordalisi sta indagando sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali da parte del gruppo e sul contestuale travaso di attività verso una delle due società controllate, la Air Italy. Scelte che avrebbero prodotto – secondo l’ipotesi cui lavorerebbe il magistrato – un depauperamento del valore dell’azienda, quotata in borsa fino al maggio del 2013, a danno di soci e azionisti, molti dei quali sono dipendenti della compagnia oggi coinvolti nelle procedure di mobilità.

In sostanza la procura della Repubblica di Tempio si muove sulla traccia delle denunce che più volte, nelle settimane scorse, sono arrivate dai dipendenti Meridiana licenziati (1634, su 2000). La preoccupazione è che la compagnia aerea voglia conservare il marchio Meridiana, che negli anni ha fidelizzato un buon numero di clienti anche per la qualità dei servizi offerti, spostando però di fatto il personale non licenziato e parte di quello dichiarato in esubero nell’organico di Air Italy, una piccola compagnia acquistata poco tempo fa dal Gruppo Meridiana Fly. Operazione che consentirebbe all’azienda dell’Aga Khan non soltanto di ridurre drasticamente il personale, ma anche di inquadrare i «sopravvissuti» all’interno di una cornice contrattuale, quella di Air Italy, che ridurrebbe stipendi, salari e garanzie.

L’altro ieri, prima dei clamorosi sviluppi dell’inchiesta, la Filt Cgil aveva chiesto al giudice del tribunale civile di Tempio di verificare l’attività gestionale della compagnia aerea. Il sindacato ha fatto sapere che la compagnia, nell’incontro del 26 novembre, ha confermato i licenziamenti e ha comunicato che è in corso una radicale rimodulazione del network, con tutta probabilità la prima diretta conseguenza del cambio di management. In una nota allarmata la Cgil scrive di «episodi che gettano un’ombra inquietante sull’operato dei manager che in questi ultimi anni si sono alternati alla guida del Gruppo Meridiana Fly, ma soprattutto pongono un enorme e pesante interrogativo sulla procedura di licenziamento in atto». «Perché – domanda il sindacato – le altre compagnie aeree, che pure gestiscono flotte anche di centinaia di aerei, non hanno bisogno di avere una struttura societaria articolata in due aziende (una dentro l’altra) che svolgono la medesima attività, come nel caso del Gruppo Meridiana Fly, che comprende Meridiana e Air Italy? Qual è la ragione industriale per cui il Gruppo Meridiana Fly deve essere costituito da due società, una che sottrae lavoro (e ricavi) all’altra?».

Aggiornamento del 17 maggio 2017

L’articolo è stato modificato a seguito di una richiesta di rispetto del diritto all’oblio avanzata da uno degli indagati.