I vertici assolti, i lavoratori per strada. Il – primo – crac di Mercatore Uno è senza colpevoli. Così ha deciso il tribunale di Bologna che ieri ha assolto perché «il fatto non sussiste» le tre figlie del patron Romano Cenni, storico fondatore del mobilificio di Imola, morto nel 2017. La Procura bolognese contestava loro la bancarotta per distrazione e nello specifico diverse operazioni societarie, fatte tra il 2005 e il 2013, per depauperare l’azienda, arrivando a sottrarre nel tempo 300 milioni alla società, che poi entrò in amministrazione straordinaria. A processo sono finite le figlie Susanna, Elisabetta e Micaela, l’ex amministratore Giovanni Beccari, l’ex consigliere Ilaro Ghiselli e Gianluca Valentini, figlio di Luigi, altro fondatore del gruppo. Per loro il pm Michele Martorelli aveva chiesto condanne da due anni a quattro anni e quattro mesi.
Dal primo fallimento l’azienda fu rilevata dal fondo italo-maltese Shernon Holding, a sua volta dichiarata fallita nel maggio scorso, mettendo sul lastrico quasi 2mila lavoratori dei 55 punti vendita chiusi con un messaggio Whatsapp.
Dopo mesi di pressione, i sindacati hanno spuntato un prolungamento della Cassa integrazione straordinaria per 1.689 dipendenti, ma il ritardo nel decreto del ministero del Lavoro – denuncia la Filcams Cgil – non ha ancora portato all’erogazione del primo mese di Cigs. Nel frattempo il bando per rilevare il marchio non ha dato esiti positivi.