Yukai Ebisuno, contadino biologico a Cavallirio, in provincia di Novara, racconta com’è arrivato a servire i tre Alveari della sua provincia: «I mercati rionali sono blindati, non c’è spazio per nuovi produttori, nessuno stallo riservato all’agricoltura biologica o a chi vende ciò che coltiva. Partecipiamo a Gozzano a un mercato contadino, che abbiamo costruito con l’associazione BioNovara, facciamo vendita diretta e un po’ di consegne. Ma per noi piccoli il problema è riuscire a raggiungere le persone». A ottobre 2017 ha iniziato a lavorare con l’Alveare, consegnando a Borgomanero, Arona e Novara. «Quello di Borgomanero chiuderà, mentre Arona e Novara funzionano» aggiunge.

Yukai, che lavora per l’azienda agricola Villaggio Verde, di cui è titolare il fratello Mirai Ebisuno, aveva sentito parlare dell’Alveare che dice Sì! da un’amica. «Per noi rappresenta un «compromesso» – spiega – perché a livello ideale è preferibile la vendita diretta, senza ricorrere ad intermediari, perché anche se l’Alveare si pone come un servizio di fatto lo è». Per il contadino, però, non sempre è possibile perseguire l’ideale, o almeno – considera Yukai – «riuscire non è così immediato». È utile, perciò, qualcuno che trovi i clienti, a cui conferire della merce che è già venduta.

La ricerca di un canale efficiente è la parte più difficile dell’attività, in particolare per una realtà giovane, come questa, fondata nel 2014 all’interno di un ecovillaggio nato nei primi anni Ottanta (www.villaggioverde.org).

L’Alveare madre, racconta Yukai, suggerisce dei prezzi, «che sono nel nostro caso simili a quelli di Torino, calmierati, e soprattutto “non bio”. Abbiamo comunque la libertà di tenere i prezzi che vogliamo. Noi aumentiamo del 10 per cento il prezzo di listino che pratichiamo in cascina, e in questo modo perdiamo solo il 10%, più l’Iva del 4% che non scarichiamo».

Dei tre Alveari attivi nel novarese, quello di Arona è nato in seno alla rete di agricoltori biologici BioNovara. «Lì almeno l’80 per cento del listino è certificato. In totale, sei o sette aziende di BioNovara sono fornitori. Anche il gestore è uno dei soci della rete, ed è presso una sede del gruppo Abele che ci si trova per il ritiro degli ordini. E i prodotti locali non bio, come il formaggio o la carne, provengono da aziende che lavorano in modo corretto».

Tra gli aspetti critici, Yukai Ebisuno evidenzia la gestione delle consegne: «Molto bello a livello ideale, ma nella realtà io sono uno dei pochi che si ferma sempre, e lo faccio perché sono un testone idealista. Alcuni produttori, invece, consegnano e vanno. Accade ad Arona e anche a Novara. È comprensibile, ma allora non è diverso, visto con gli occhi di chi produce, dalla scelta di fare un Gas. Se noi del Villaggio Verde abbiamo scelto questo strumento per distribuire, è anche per il contatto con il pubblico. Che il consumatore mi possa vedere in faccia, far richieste e domande».

Per Yukai, animatore della rete BioNovara insieme alla compagna Raffaella, che aiuta lui e il fratello Mirai in azienda, l’Alveare dovrebbe contribuire anche a rafforzare la collaborazione tra produttori: «Speravo che fosse un’occasione di fare politica, sensibilizzazione. Perché dalle chiacchiere nascono idee: l’Alveare vuole creare una comunità, ma spesso i clienti lo scelgono per velocizzare la spesa». Ritira e scappa. L’azienda degli Ebisuno serve anche dei Gas: vendono mirtilli freschi a Borgomanero, mentre a quello di Grignasco (appena partito) anche verdura.

Al Villaggio Verde si coltivano 1,4 ettari di terra, compresi i mirtilli che occupano circa tremila metri. «Coltiviamo molto stretti, seguendo un modello definito bio intensivo: le consociazioni molto ravvicinate fanno sì che si sviluppino meno patologie alle piante, e questo ci permette di non intervenire».