A soli due giorni dall’iniezione letale, un tribunale del Texas ha interrotto l’esecuzione di Melissa Lucio, 53 anni, nel braccio della morte per l’omicidio della più piccola delle sue figlie, Mariah, di 2 anni.

Secondo la difesa la bambina è deceduta per delle ferite interne causate da una caduta accidentale sulle scale, mentre l’accusa sostiene che sarebbe stata picchiata. Ora nuove prove hanno sollevato seri dubbi sulla colpevolezza di Lucio e migliaia di persone hanno chiesto allo Stato di intervenire e fermare la sua esecuzione, inclusi gli altri figli di Lucio, Amnesty International, un gruppo bipartisan che comprende oltre 100 politici del Texas, Amanda Knox, Kim Kardashian, John Oliver e persino 5 dei giurati del caso originale che, dopo essere venuti a conoscenza di queste nuove prove, hanno messo in dubbio il proprio verdetto.

Lucio sarebbe stata la prima latina ad essere messa a morte nella storia del Texas, e la prima donna dal 2014; ora un tribunale sta esaminando le nuove prove inerenti al suo caso e deciderà i passi successivi, e questo significa che Lucio potrebbe ancora essere mandata a morte.
Messicana, vittima di abusi, madre suo malgrado di 14 figli, la storia di Melissa Lucio éè diventata un documentario, The State of Texas v Melissa, realizzato nel 2020 dalla giornalista Sabrina Van Tassel, dove si racconta l’odissea di questa donna sottoposta ad interrogatori talmente estenuanti da portarla a dichiarare, dopo ore di allusioni e domande minacciose, «Non so cosa volete che dica. Credo di essere stata io».

I suoi avvocati avevano chiesto di mettere agli atti la testimonianza di uno psicologo per spiegare l’effetto coercitivo dell’interrogatorio su una «donna maltrattata che si prende la colpa di tutto ciò che accade in famiglia», ma il giudice aveva liquidato la prova come irrilevante.