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Megabase Coltano: il Pd cerca alternative ma sale la protesta

Megabase Coltano: il Pd cerca alternative ma sale la protestaUn'immagine della marcia dei 10mila – Biagianti

Parco San Rossore Enrico Letta cerca di frenare le contestazioni: "Faremo gli insediamenti militari in altri luoghi". Il sindaco leghista Conti insiste per Pisa, il presidente toscano Giani guarda a Pontedera, il Movimento No Base insiste: "Il progetto deve essere cancellato, il resto è solo propaganda".

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 10 giugno 2022

Ad una settimana esatta dalla marcia dei 10mila a Coltano nel Parco di San Rossore, fatta per dire un sonoro e collettivo ‘no’ a una nuova grande base militare in un territorio ampiamente militarizzato come quello del comprensorio fra Pisa e Livorno, a sentire Enrico Letta sembra cadere il progetto originario. Quello che, per input del ministero della difesa e con il colpevole silenzio-assenso degli enti locali, dal Comune di Pisa alla Regione Toscana, intendeva utilizzare ben 73 ettari di area protetta per realizzare insediamenti addestrativi, logistici e anche abitativi per il Primo reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania, il Gis (Gruppo intervento speciale) antiterrorismo dell’Arma, e il Centro cinofili.

“Grazie al lavoro che abbiamo fatto come Pd e che io a livello nazionale mi sono caricato sulle spalle – ha detto uno stentoreo Letta – Coltano non sarà più la sede di questa base, e si è ormai deciso che si andrà a cercare in altri luoghi”. Parole arrivate nel corso di una iniziativa elettorale in vista delle elezioni comunali del 2023, che sia il segretario nazionale dem (nato e cresciuto nella città della Torre pendente) che il Pd locale vogliono vincere, dopo l’harakiri del 2018 che portò alla vittoria dell’attuale sindaco leghista Michele Conti.

Altri luoghi dunque. Ma quali? Il solo punto fermo della vicenda è che l’Arma dei carabinieri, con l’avvallo del titolare della difesa, il dem Lorenzo Guerini, non vuol rinunciare a nuovi insediamenti vicino all’aeroporto militare di Pisa. Ecco così che il presidente toscano Eugenio Giani, al termine del tavolo interistituzionale organizzato per fare il punto della situazione, è uscito con una dichiarazione un po’ bizzarra: “Ho proposto di valutare l’ipotesi della vicina Pontedera come alternativa a Pisa – ha detto Giani, pure lui del Pd – perché ho registrato posizioni estremamente contrarie alla base durante l’assemblea pubblica svolta in città nei giorni scorsi e convocata dal sindaco Conti”. Posizioni peraltro “che non devono rischiare di far sfumare l’opportunità di mantenere la presenza dei carabinieri nell’area pisana”.

Una presenza nell’area pisana che lo stesso Letta approva, “anche perché la realizzazione di una base come questa potrà dare vantaggi ai territori”. Il pensiero corre subito ai 190 milioni di euro pubblici del Fondo di coesione sociale, già stanziati con un dpcm del governo Draghi. Tanti soldi. Soldi cui nemmeno il leghista Conti vuole rinunciare, rilanciando la candidatura di Pisa: “Il territorio non vuole perdere questa opportunità. Ho proposto di valutare l’ipotesi di realizzare intanto una struttura a Ospedaletto, in un’area della Regione e del Comune, dove attualmente ci sono il vecchio mercato ortofrutticolo e la tipografia comunale”.

Da parte sua il Movimento No Base, forte del successo della manifestazione del 2 giugno, dopo aver ascoltato Letta, Conti e Giani sottolinea che sia il Pd che la Lega vogliono andare avanti con i nuovi insediamenti militari. E all’interno del movimento il consigliere comunale di ‘Diritti in comune’ Francesco Auletta, che ha avuto il gran merito di scoprire il progetto a lungo taciuto, insieme al segretario pisano di Rifondazione comunista, Giovanni Bruno, e allo stesso Maurizio Acerbo, non sono certo teneri con Letta: “Quelle in corso – accusano – sono le ennesime, maldestre manovre propagandistiche, per cercare di arginare una protesta popolare sempre più diffusa”.

“Ad oggi – tirano poi le somme Auletta, Bruno e Acerbo – il progetto della nuova base è saldamente in piedi, con ben due decreti del presidente del consiglio dei ministri per realizzarla. Così come sono in piedi i 190 milioni che il governo vuole sottrarre al Fondo di coesione, e come è in piedi la proposta del Borgo di Coltano come luogo dove ‘rigenerare’ edifici pubblici per consegnarli alla ‘ecostruttura’ per la guerra”. Mentre quei soldi, per il Movimento No Base, devono essere impiegati ben diversamente: “Con la manifestazione abbiamo detto chiaramente ‘no’ a questa nuova infrastruttura militare, né a Coltano né altrove, chiedendo che i 190 milioni siano utilizzati per le vere priorità sociali del nostro territorio”.

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