Disco fuori dalle mode e dal tempo, suonato per il gusto di farlo e immaginato per essere destinato a un gruppo di irriducibili della musica. Quella pensata, ben strutturata e che arriva al cuore, lontana dai cliché imposti dall’industria del disco. La matematica dei rami – in uscita oggi per Virgin/Universal – è il progetto atteso di Max Gazzè, anticipato poco più di un mese fa sul palco di Sanremo con il brano Il farmacista. E’ il frutto di una immersione totale insieme ai musicisti della Magical Mystery band, chiara allusione beatlesiana, al Terminal2 studio a Roma, storico studio di registrazione di Gianluca Vaccaro, dove la MMB ha creato un vero e proprio polo di produzione e registrazione. «La scelta – spiega l’artista romano – è andata nella direzione di una serie di registrazioni dai toni caldi, che suonassero proprio in questo modo. Emotivamente la metà delle nuove canzoni sono tutte suonate dal vivo, voce compresa: abbiamo fatto dieci take scegliendo alla fine quello che ci piaceva di più. La ripresa e il recording era esattamente come quello che si faceva negli anni della predigitalizzazione, e questo gli ha dato il valore aggiunto e quel calore».

lL TITOLO PRENDE SPUNTO dalla traccia conclusiva del disco Figli – cantata con Daniele Silvestri che insieme a Fabio Rondanini, Gabriele Lazzarotti, Duilio Galioto, Daniele Fiaschi e Daniele Tortora formano la MMB – come l’albero sembra seguire un andamento caotico nella crescita dei rami ma così resiste al vento, allo stesso modo loro stessi, nella loro apparente casualità hanno trovato un’elastica e armonica resistenza. «Proprio così – sottolinea Gazzè – quello che sembra una cosa così confusa in realtà è una modalità voluta e crea forza». Dieci canzoni dritte, fitte di spunti melodici ma anche di tuffi nel progressive – l’incantevole arrangiamento della cover di Del mondo dei Csi con la progressione di note della parte centrale – restituiscono senso collettivo al fare musica: «Io ho solo preparato dei provini delle canzoni come riferimento, ma poi ognuno trovava la sua idea, sapendo che gli altri avrebbero fatto qualcosa di simile in un’unica direzione. Abbiamo passato realmente due mesi a provare, suonare, un equilibrio incredibile». Il picco della creatività lo si ritrova in L’animale guida sul confine tra fantasy, poesia, inconscio e dove il protagonista – e qui emerge l’ironia di Gazzè – si trova immerso dentro un quadro ad acquerello.

NELL’ALBUM le note vanno a enfatizzare e a volte contrastare i testi che seguono una sorta di fil rouge legato al tema della crescita: Un’altra adolescenza, Figli. Il vero amore. Sono proprio i più giovani ad uscire devastati dall’anno di reclusione forzata dettata dalla pandemia: «Gli adolescenti soffrono moltissimo, provo una grande amarezza nel contemplare mia figlia di quindici anni che non riesce a elaborare quello che gli sta succedendo. Secondo me è la loro generazione a soffrire di più, quelli che escono dalla fanciullezza e non possono vivere in maniera libera. Sono atomi isolati con la faccia sui social network, dalla loro immensa solitudine cercano di osservare il mondo attraverso gli schermi degli smartphone. Dobbiamo fare qualcosa, non si può andare avanti così. Quante patologie create da questo momento difficile, patologie che i medici denunciano». La pandemia ha colpito il mondo dello spettacolo, che paga anche lo scotto di maestranze senza contratto o con collaborazioni capestro e la mancanza di un sindacato: «Ci hanno provato in tanti modi ma non si è realizzato in modo concreto e stabile, con il risultato che ora è la categoria ad aver risentito di maggior mancanza di sussidi e ristori». La tecnologia ci ha aiutato durante il lockdown: «Sì, ma non la vedo come elemento sintomatico del progresso dell’uomo, anzi io credo crei un problema inverso perché stiamo perdendo tanta umanità. La trovo come una forma di involuzione rispetto alla natura umana: non è un caso che negli ultimi tempi in molti fuggono dalle città per cercare di ritrovarsi a più a stretto contatto con la natura».