Alla fine, di spalle e in controluce, ritagliata nella via di fuga di un classico ponticello veneziano, una sfumatura che strizza l’occhio al Guardi e a Friedrich (contemporaneamente), il protagonista Don Marzio di nero bardato, mantello e tricorno, si allontana guardingo, l’ombra di un Casanova in pensione, mentre tutt’intorno, sul campiello, le finestre come occhi discreti, si accendono e spiano il vuoto, il silenzio, l’apnea della quotidiana indecenza che è la vita. Si chiude su questa immagine rarefatta e dolente, la goldoniana Bottega del caffè che, nella insopprimibile cornice dell’Expo, ha debuttato al Piccolo, per la regia di Maurizio Scaparro...