Rivendica il paragone «tra il regime fascista e quello draghista», e la folla – colma di cartelli contro il green pass e il vaccino – gli urla: «Questo è peggio». Ugo Mattei è da poco salito sul palco di piazza Castello a Torino e, per la prima manifestazione contro l’obbligo vaccinale per gli over 50 e il lasciapassare verde, annuncia la rinascita del Comitato di liberazione nazionale. Un nome altisonante che non ha timore di rispolverare. E nel farlo si richiama ai partigiani e paragona se stesso addirittura ai dodici professori che nel 1931 rifiutarono il giuramento imposto dal regime. Così anche lui non giurerà al draghismo. «Quindi, quando finirò il congedo, sarò sospeso dall’insegnamento universitario». E a quei maestri che «non mentirono ai propri studenti» dedica «la rinascita del Cln».

Lo scopo della mobilitazione torinese – promossa dalla commissione DuPre (Dubbio e Precauzione), fondata a dicembre con Carlo Freccero, Massimo Cacciari e Giorgio Agamben (assenti in piazza) – è «resistere a un regime che, essendo uscito da tutti gli argini costituzionali, non riteniamo più legittimo», insiste Mattei. Oltre un migliaio i partecipanti. L’obiettivo è fare del «Comitato di liberazione» il cervello delle proteste, una «testa politica» per non lasciare le piazze «in balia di capi bastone e di infiltrazioni». Non un partito, assicura.

«Dobbiamo passare – dice il giurista torinese, già candidato a sindaco con la lista Futura (2,3%) – dalla protesta alla proposta. Ai tempi del fascismo – ripete serio – l’Italia risorse con il Cln durante la guerra. Io non voglio aspettare leggi ’draghistissime’. Io non voglio aspettare scontri fratricidi. Dobbiamo muoverci con un anticipo di 20 anni». Stefano Puzzer, il portuale triestino leader delle proteste contro il green pass, che con Freccero doveva essere sul palco, fa solo un breve collegamento telefonico: «Dovevo essere lì ma sono influenzato», comunque onorato di far parte del nuovo movimento. Ad accompagnare sul palco Mattei, Jessica Costanzo, parlamentare ex 5 Stelle e ora Alternativa c’è: «È il momento in cui dobbiamo decidere se subire il ricatto o combattere e da che parte della storia stare».

Intervengono anche alcuni lavoratori sospesi o pronti a farsi sospendere, come Pino Fontanarosa di Avio che invita a ritirare i ragazzi dalle scuole perché «veri lager», come ha fatto lui con suo figlio di 16 anni. Sul palco Luca Abbà, attivista No Tav: «Noi in Val di Susa abbiamo una lunga tradizione di resistenza». A fine presidio, qualche tensione tra manifestanti e polizia nel corteo improvvisato e diretto a Palazzo di Città ma bloccato.