A Roma e Berlino, Bruxelles e Strasburgo, in Vaticano e a Washington, il Giorno della Memoria è stato celebrato ricordando le vittime del nazismo e del fascismo, e anche denunciando i pericoli legati al negazionismo, e alla formazione di gruppi che si richiamano a ideologie che, come ha sottolineato l’Anpi, tra il 1933 e il 1945 provocarono circa 17 milioni di morti tra ebrei, prigionieri di guerra, oppositori politici con in testa comunisti e socialisti, omosessuali, rom, sinti, gruppi religiosi, disabili.
Al Quirinale c’erano fianco a fianco Sergio Mattarella e Sami Modiano, sopravvissuto ad Auschwitz-Birkenau. “Faremmo un’offesa grave a quegli uomini, a quelle donne, a quei bambini mandati a morire nelle camere a gas – ha osservato il presidente della Repubblica – se considerassimo quell’infausta stagione come un accidente della storia. Chiudendo gli occhi sulle origini che hanno avuto e sulle loro dinamiche”. In realtà, ha puntualizzato Mattarella, “il fascismo, il nazismo, il razzismo non furono funghi velenosi nati per caso. Furono invece il prodotto di pulsioni, di correnti pseudo culturali, e persino di mode e atteggiamenti che affondavano le radici persino nei secoli precedenti”.
Germi che trovarono terreno fertile dopo l’ecatombe della Prima guerra mondiale: “La crisi economica esplosa dopo la guerra, la disperazione e la paura del futuro di fronte all’inefficacia e alle divisioni della politica, spinsero molti ad affidarsi al carisma magico dell’uomo forte. Credere, obbedire, combattere, intimava il fascismo. Obbedienza incondizionata ad Adolf Hitler giuravano i soldati e i funzionari del regime nazista. La fiducia nel potere diventava un atto di fede cieco e assoluto, l’arbitrio soppiantava la legge”.
Di qui Mattarella trae il suo giudizio: “La circostanza che i dittatori trovino nelle loro popolazioni, per qualche tempo, larga approvazione e ampio consenso, non attenua per nulla la responsabilità morale e storica dei loro misfatti. Un crimine, e un crimine contro l’umanità, resta tale, anche se condiviso da molti, aggiungendo alla infamia la colpa di aver trascinano in essa numerosi altri. Questa constatazione ci obbliga, ancora una volta, a fare i conti senza infingimenti e con coraggio, con la storia nazionale. E a chiamare gli eventi con il loro vero nome”.
“Ricordare è anche stare attenti perché queste cose possono succedere un’altra volta – ammoniva in parallelo Jorge Bergoglio in Vaticano – incominciando dalle proposte ideologiche che vogliono salvare un popolo, e finendo per distruggere un popolo e l’umanità. State attenti a come è iniziata questa strada di morte, di sterminio, di brutalità”. E oltreoceano Joe Biden sottolineava: “Ricordare le vittime, gli eroi e le lezioni dell’Olocausto è importante oggi, quando coloro che lo negano e minimizzano diventano sempre più rumorosi nei nostri discorsi pubblici. Come gli orrori visti e sentiti a Charlottesville nel 2017, con i nazionalisti bianchi e i neonazisti che vomitavano la stessa bile antisemitica sentita negli anni ’30 in Europa”.