Mattia Santori, il volto più noto delle sardine, si candida col Pd al consiglio comunale di Bologna. Un epilogo naturale per l’attivista bolognese che con tre amici riempì per prima proprio piazza Maggiore, a novembre del 2019, dando il via alla riscossa del centrosinistra che sconfisse Salvini alle regionali di due mesi dopo. A lungo corteggiato dai vertici dem delle due torri, alla fine Santori ha scelto il Pd, preferendolo alla lista di sinistra, che pure si era fatta avanti con Elly Schlein, da sempre vicina alle sardine.

Un rapporto tormentato, quello tra il Pd e Santori, che a marzo- dopo lo choc delle dimissioni di Zingaretti- si era presentato con tende e sacchi a pelo al Nazareno per occupare la sede dem, aveva definito il Pd «un marchio tossico» e spronato i democratici a uscire «dal torpore della mediocre lotta intestina a cui vi siete assuefatti». Furioso contro chi aveva spinto Zingaretti alle dimissioni, Santori ha però trovato in Enrico Letta un nuovo e attento interlocutore.

E del resto che le sardine fossero una costola del centrosinistra non era mai stato un mistero: lo stesso Santori è cresciuto in un humus prodiano, lavorando anche per la rivista Energia diretta dall’ex ministro Alberto Clò.

La novità è che Santori dovrebbe essere solo il capofila di altre candidature targate sardine: si parla con insistenza di Milano, Torino e Roma. «La differenza rispetto alle “prime” Sardine sta nell’impegno diretto: ci sporchiamo le mani in prima persona», spiegano fonti del movimento. Per non ci sono ancora i nomi. «Stiamo valutando in queste ore», spiega l’altra portavoce, Jasmine Cristallo.

Per Letta la direzione è quella giusta: con le Agorà che partiranno a settembre l’obiettivo è aprire le porte alla società civile, uscire dal partito delle correnti. «Le agorà dem saranno le primarie del programma del centrosinistra per tutti quelli che si iscriveranno», spiega Letta. Una sorta di mega laboratorio sparso per l’Italia dove registrare le priorità del popolo di centrosinistra, per poi tradurle in punti del programma delle prossime politiche. Anche utilizzando strumenti per le votazioni online.

La candidatura di Santori -che certamente avrà un certo appeal nelle urne- arriva in un momento di tensione per il Pd bolognese: l’apertura verso gli esterni rischia infatti di coincidere con l’esclusione di quei dirigenti che alle primarie di giugno avevano sostenuto la renziana Isabella Conti contro il vincente Matteo Lepore. Tra questi c’erano anche alcuni assessori come Marco Lombardo e Alberto Aitini che ora rischiano di restare a casa.

Aitini si è rivolto direttamente a Lepore e al segretario del Pd bolognese Luigi Tosiani accusandoli di «nostalgia delle purghe staliniane». La stessa Conti si è schierata in difesa dei suoi supporter: «Se io non sono mai stata ostile al Pd, e l’ho dimostrato, anche coloro che mi appoggiarono non lo sono». Nello stesso fronte ex renziano molti ricordano i ripetuti j’accuse di Santori al partito, a partire da quel «marchio tossico» che aveva fatto sobbalzare anche la presidente Valentina Cuppi, che aveva accusato il portavoce delle sardine di «offendere la nostra comunità» e di essere «distruttivo».

Tutto dimenticato ora che Santori è stato scelto come uno dei volti di punta della campagna Pd a Bologna: per lui si parla di un ruolo da testa di lista, e di un possibile futuro come assessore. Magari in un settore come l’ambiente e la transizione ecologica di cui si occupa da tempo.