Sorpresa: l’estensione del matrimonio anche alle coppie omosessuali approda in Senato e invece della solita rissa scoppia una pace (momentanea?) bipartisan.

Ieri è stata incardinata in commissione Giustizia di Palazzo Madama la discussione – che entrerà nel vivo martedì prossimo – su 6 disegni di legge che affrontano, da punti di vista anche non sovrapponibili, il tema “tabù” per eccellenza nel nostro Paese.

E – sebbene i 6 ddl dovranno probabilmente essere separati in due pacchetti diversi perché metà di essi riguarda la riforma del matrimonio e l’altra metà si limita a normare i diritti fondamentali delle coppie di fatto, anche non legati da unione more uxoria – i due relatori Monica Cirinnà del Pd e Ciro Falanga del Pdl si sono subito trovati d’accordo su un punto: una legge che estenda il matrimonio anche agli omosessuali «non sarebbe incostituzionale».

Perché, come spiega la senatrice Cirinnà, «la nostra Costituzione non definisce mai il genere dei coniugi ma si limita a riconoscere i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Ecco quindi che uno dei ddl incardinati che porta la firma del senatore Pd Sergio Lo Giudice, ex presidente dell’Arcigay, (tre soli articoli con i quali si elimina ogni caratteristica eterosessuale dall’istituto matrimoniale, sostituendo «coniugi» a «moglie e marito») è stata firmata anche dal senatore della Lega nord, Michelino Davico.

«Finalmente un segno di civiltà», commenta Lo Giudice, tanto più perché, spiega, «l’accesso alle adozioni da parte delle coppie gay è conseguenza dell’estensione del matrimonio, anche se il testo di legge non ne fa esplicito riferimento». Invece negli altri due ddl dello stesso pacchetto, uno presentato da Sel e l’altro dal M5S, si affronta esplicitamente il tema della filiazione, con una proposta di modifica della legge 40 sulla fecondazione artificiale e con l’estensione alle coppie gay dell’adozione del figlio di uno dei due partner.

L’altro pacchetto (targato centrodestra) sposta, al contrario, l’accento sui diritti delle coppie di fatto, ma né il ddl presentato da Carlo Giovanardi, né quello di Elisabetta Alberti Casellati e neppure quello di Lucio Barani, del nuovo Psi, contemplano l’unione civile sul modello tedesco o inglese, come invece fa il ddl depositato alla Camera dal Pdl, Galan.

Eppure, ricorda Cirinnà, «l’accesso al matrimonio delle coppie dello stesso sesso è attualmente previsto in 9 Paesi europei (Olanda, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca e Francia) ed è in via di approvazione in Gran Bretagna. La stessa misura è stata adottata in Canada, Sudafrica, Argentina, e in dieci Stati Usa».

«In Italia la sentenza 138 del 2010 della Consulta e successive sentenze della Cassazione, ultima quella del 6 giugno scorso, – ricorda Lo Giudice – hanno sancito la necessità di estendere i diritti e i doveri matrimoniali alle coppie omosessuali. Mi auguro perciò una discussione ampia nel Paese e non solo in Parlamento, perché il matrimonio è un istituto di equilibrio sociale. Non a caso – conclude –il premier inglese Cameron si è detto favorevole non nonostante sia conservatore ma proprio perché è conservatore».