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L’europarlamentare del Pd Daniele Viotti ha le carte in regola per parlare di diritti civili: collocato nella sinistra interna «ex-civatiana», attivista del movimento lgbt, si batte da sempre per il riconoscimento del matrimonio egualitario. Ragione in più per chiedergli conto del lento «avanzamento» della questione in Italia, imputabile anche alla storica «timidezza» del suo partito.

Onorevole Viotti, in Senato si discute il ddl Cirinnà ispirato al «modello tedesco» di unioni civili, senza una piena equiparazione dei diritti delle coppie. Ma in Germania stanno per archiviarlo in favore matrimonio egualitario. Forse bisognerebbe dirlo a Matteo Renzi…
Per il momento il «modello tedesco» esiste ancora, anche se mi auguro che a Berlino adottino il matrimonio egualitario, come chiesto dal Bundesrat. E a Renzi avranno sicuramente detto di questi sviluppi. Dal mio punto di vista, il «modello tedesco» ormai è superato: praticamente tutti i governi europei senza distinzioni politiche sono favorevoli all’eguaglianza piena. In Irlanda anche i conservatori erano per il «sì» al referendum.

E allora che senso ha introdurre in Italia una norma già superata (quasi) ovunque?
Va detto che il ddl Cirinnà recepisce la situazione che c’è in Germania adesso, che non è da buttare: parificazione su tutto, tranne che sul diritto pieno di adozione. Ovvio che non basti, ma dobbiamo riconoscere che oggi nel parlamento italiano non ci sono le condizioni per approvare il matrimonio egualitario: il Pd si spaccherebbe e non ci sarebbero i numeri. Approvare il ddl Cirinnà così com’è, con M5S e Sel, è un buon primo passo. Onestamente, dobbiamo scegliere se niente o qualcosa.

Non la imbarazza, però, che il suo partito, il Pd, non sia a favore del matrimonio egualitario? I socialisti di tutta Europa lo sono, compresa la Spd tedesca. 
In realtà non tutti i socialisti in Europa hanno posizioni avanzate. In Slovacchia, ad esempio, il partito socialista non prese posizione nel referendum sul matrimonio che si tenne a febbraio. Specularmente, non tutti i conservatori sono arretrati: il britannico Cameron ha promosso la piena uguaglianza. Il richiamo alla famiglia europea di appartenenza, quindi, non è determinante. Il vero problema del Pd è che non approfondisce i temi: lo statuto prevede referendum interni e congressi tematici. Io propongo di fare un congresso tematico sui diritti civili, che coinvolga i militanti, senza guerre di tessere perché non c’è da eleggere nessuno, ma «solo» da discutere tesi e assumere posizioni. Servirebbe a anche a fare crescere la cultura politica nel Paese: una cosa che non fa più nessuno, neppure alla nostra sinistra. Ci si scontra su facebook, ma non si discute in profondità.

Ma se fosse Renzi il problema? È lui che vuole il «modello tedesco»…
Renzi, secondo me, è in grado di modificare le proprie idee. Anche ammesso che il problema sia lui, un dibattito potrebbe aiutarlo a cambiare, magari facendo leva su un tema che al premier sta a cuore: la tutela delle «famiglie arcobaleno» con figli. Detto questo, a me sembra che Renzi abbia capito una cosa importante: su questi temi, l’Ncd di Sacconi e Giovanardi non cerca la mediazione, vuole impedire qualunque avanzamento. Renzi vuole portare a casa il ddl Cirinnà così com’è, cioè con la stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner: sono sicuro che il Pd non arretrerà.

Lei siede nel parlamento europeo, che ha approvato recentemente una relazione in cui si sottolineava l’esigenza di dare riconoscimento alle famiglie lgbt: possiamo aspettarci qualcosa di più vincolante?
Purtroppo no: noi non possiamo fare altro. I Trattati ci impediscono di intervenire.

Un’eventuale sentenza positiva della corte Usa avrebbe ripercussioni politiche in Italia?
No, non cambierebbe nulla. Darebbe forza alle nostre richieste, specie nel mese dei Pride, e radicalizzerebbe le posizioni di chi non la pensa come noi. Ogni Paese ha avuto propri tempi e propri percorsi nell’avvicinamento al riconoscimento dei matrimoni egualitari e dei pieni diritti: sarebbe corretto ne trovasse uno anche l’Italia. Un po’ in fretta.

Ammettiamo che in Italia si approvino le unioni civili «alla tedesca»: poi la lotta continua?
La battaglia per il matrimonio egualitario riparte il giorno dopo l’approvazione del ddl Cirinnà. Quel giorno festeggerò, poi dall’indomani sarò di nuovo in piazza.