Proseguono le indagini sull’attentato del Pulse, in questo clima di ricerca delle dinamiche anche l’Fbi è sotto osservazione: il killer di Orlando era stato sottoposto a due interrogatori per terrorismo, entrambi classificati come irrilevanti, poi un giorno ha comprato un’arma micidiale ed ha ucciso 49 persone in nome dello Stato Islamico.

Ne risulta che buona parte di questa vicenda è un riflesso del sistema di vigilanza americana nell’era di «vedere qualcosa, dire qualcosa». Decine di migliaia di segnalazioni arrivano all’Fbi ogni anno, solo poche sono legittime, per lo più provengono da ex coniugi vendicativi o persone sospettate in quanto arabo-americane. In questo momento si sta indagando su 1000 potenziali «estremisti violenti fai da te», da 50 a 100 sono considerati massima priorità. Il numero di agenti che lavorano su casi di terrorismo cambia a seconda della minaccia, ma ammonta a diverse migliaia, insieme a innumerevoli analisti, il loro compito principale è separare gli americani vocianti ed arrabbiati da quelli veramente pericolosi, e l’afflusso continuo di segnalazioni di «qualcosa di sospetto» non aiuta.

Nel caso di Mateen la segnalazione era arrivata da «colleghi» con i quali si era vantato di avere legami con i gruppi terroristici di Hezbollah e Al Qaeda. Per l’Fbi tutta la vicenda era apparsa sin dall’inizio come una bufala: Hezbollah è un gruppo sciita, Al Qaeda è sunnita, curioso aver a che fare con entrambi, ma avevano aperto un’indagine preliminare, monitorando i suoi movimenti, interrogandolo e facendolo avvicinare da un informatore, in un’indagine che ha attraversato quasi un anno. Il problema è che questo non vuol dir nulla.

La differenza con i precedenti gruppi terroristici post 2001 è che lo Stato Islamico incoraggia chiunque a prendere le armi in suo nome, viaggi e formazione sono inutili; l’appartenenza la fa se il killer loda o meno lo Stato Islamico, indipendentemente dall’avere un legame effettivo con il gruppo. Qualsiasi squilibrato armato può` fare una strage per motivi suoi e poi rivendicarla come Stato Islamico, e Stato Islamico è.

Su quali basi, allora, l’Fbi può definire un indagato terrorista se non è tramite i contatti reali con terroristi «professionisti»?

È questo uno dei nodi che dovranno essere sciolti, intanto le indagini hanno coinvolto anche Noor Zahi Salman, seconda moglie di Mateen. La donna ha riferito agli agenti di aver cercato di convincere il marito a non commettere il raid del Pulse.
Questo, per la commissione per la sicurezza nazionale sul controspionaggio e terrorismo, può far scattare un’azione penale contro di lei, anche per stabilire se non c’è stato un maggiore coinvolgimento da parte sua.
«Ci sono indizi secondo i quali lei era con lui in alcuni momenti – ha detto un funzionario dell’anti terrorismo in forma anonima, in quanto l’indagine è in fase iniziale – ancora non sappiamo cosa è vero e cosa no. Sicuramente lei è una persona coinvolta e al momento sembra collaborare».

In queste ore qualcosa si muove anche sul campo del gun control.

Donald Trump, forse toccato dal coro di critiche scaturite dopo le sue ultime dichiarazioni razziste sui musulmani, ha annunciato via Twitter che si incontrerà con la Nra per far pressione affinché le persone sospettate di terrorismo, non possano acquistare un’arma. Poche ore dopo il senatore democratico Chris Murphy ha lanciato un flibuster al senato col fine di forzare i repubblicani a far passare una legge dello stesso tipo.

«Non mi sposterò da qui e continuerò a parlare – ha dichiarato Murphy – fino a quando non arriverà un segnale dai repubblicani per lavorare insieme a questo disegno di legge».

In attesa dei funerali delle vittime che si terranno giovedì ed ai quali interverrà Obama, continuano le veglie e i momenti di riflessione; il Village Voice ha dedicato il numero della settimana al descrivere cosa voglia dire essere musulmano americano e gay, facendo convivere molti livelli di appartenenza identitaria.

Di avviso tutt’altro che pacificatore il pastore battista Roher Jimenez, che nella sua chiesa vicino Sacramento ha affermato che le 49 vittime del Pulse «lo meritavano, peccato siano state troppo poche. Chiedermi se sono triste per la morte di 49 sodomiti – ha continuato – è come chiedermi se sarei triste per la morte di 49 pedofili».

Una registrazione del sermone del pastore è stata pubblicata su YouTube il giorno dopo la tragedia, molti giornalisti hanno cercato di intervistarlo ma il pastore non ha riposto.