Tra pandemie ancora imperanti e dibattiti a volte interessanti a volte con cadute retrò, lo Sponz Fest di Vinicio Capossela nei paesi dell’Alta Irpinia, arrivato alla nona edizione e quest’anno dedicato alla strategia dei paesi e delle zone interne, offre sempre un mix di attraenti concerti. L’edizione di quest’anno (25–29 agosto), dopo le esibizioni di «Iosonouncane», Marc Ribot, Matt Elliott, Daniel Blumberg, Dome La Muerte e il consueto concerto di Capossela, termina domenica 29 nel bosco di Calitri con l’omaggio della cantante Martirio (nome d’arte di Maribel Quinones Gutiérrez) alla cultura e musica messicana soprattutto di Chavela Vargas, grande artista scomparsa nel 2012 e omaggiata al cinema da Pedro Almodovar che ha scelto svariate canzoni per le sue colonne sonore. Sessantasette anni, Maribel Gutiérrez inizia la sua carriera da solista nel 1986 conquistandosi nel mondo musicale spagnolo un primato già negli anni 80. Con all’attivo una carriera ormai ricca e sfaccettata, fatta di molteplici incursioni, sentiamo Martirio in questa breve intervista che ci ha concesso prima della sua esibizione allo Sponz ne «La noche de Las Caravelas».

Domenica 29 agosto chiuderai lo Sponz Fest con un concerto in onore di Chavela Vargas, mitica cantante messicana. Perché la Vargas continua oggi ad essere un mito?
Perché è unica, perché la verità con cui trasmette i sentimenti con la sua voce è senza tempo. È sempre necessaria e sarà sempre la voce di un’artista che connette il pubblico con i propri sentimenti ed emozioni.

Cos’è oggi per te la musica popolare?
La musica che fa sentire le persone più ricche e diverse, sia di emozionarsi che di ballare, o anche per rivendicare.

Sei cantante e artista eclettica che preferisce cimentarsi anche nel cinema, nel teatro e nella letteratura. Sono incursioni di una persona curiosa o è l’estensione della musica in altri ambiti artistici?
Mi piace cimentarmi in vari campi della comunicazione, dell’arte. La curiosità di sperimentare, la vertigine davanti all’ignoto… L’espressione artistica si arricchisce se si aggiungono discipline diverse ma che hanno a che fare sia tra loro plasmando il tuo modo e il tuo stile, che con i diversi generi che si inglobano nella tua personalità.

Vieni a un festival, lo Sponz, che attraversa paesi dell’interno dell’Italia. Pensi anche tu che i piccoli borghi possono rappresentare un nuovo inizio in questa crisi in cui è precipitata l’umanità?
Non so, però dopo questa pandemia le persone hanno bisogno di esprimersi, di unirsi, di sentire un bisogno di vita. E la musica lo rende possibile.

Hai collaborato con Franco Battiato nel film «Perdutoamor». Cosa pensi di lui ora che ci ha lasciato?
Che fosse un uomo del Rinascimento, dotato di grande intelligenza, coraggio, conoscenza, ricerca, originalità, che esprimeva nella sua poesia, nella sua musica e nelle sue opere plastiche e in tutto ciò che faceva. Un artista che ci mancherà per tutto quello che ci ha insegnato e per le strade nuove che ha aperto.

Dovessi sintetizzare la differenza tra la musica spagnola, messicana e cubana (tutti paesaggi attraversati dalle tue canzoni), come lo faresti?
Vedi, la musica vera, quella che viene dal cuore, non ha confini, e se trovi il tuo posto in generi diversi, è possibile e molto nutriente entrare nei diversi linguaggi, portandoli al tuo stile e fornendo nuove forme e versioni.