Quando Arthur Conan Doyle lasciò precipitare Sherlock Holmes verso la morte nelle cascate di Reichenbach in L’ultima avventura – nella lotta definitiva contro il suo arci-nemico Moriarty – lo sconforto e le pressioni dei fan furono tali che l’autore inglese dovette riportarlo in vita. Prima con un «prequel» – Il mastino dei Baskerville – e poi letteralmente resuscitandolo, con una spiegazione plausibile, in L’avventura della casa vuota, primo episodio del «sequel» Il ritorno di Sherlock Holmes.

Molto tempo dopo, nel 1999, migliaia di fan aspettavano in fila – alcuni da parecchi giorni – per entrare alla premiere di La minaccia fantasma, il prequel di Star Wars che avevano atteso per sedici anni dal 1983 de Il ritorno dello Jedi, capitolo conclusivo della trilogia di maggior successo della storia del cinema. Interpellati da un reporter sulle loro aspettative, erano tutti pronti a giurare che sarebbe stato un capolavoro, e all’uscita del film – in una manifestazione di rifiuto e rimozione collettiva – compatti dichiaravano che era stata un’esperienza fantastica.

Ma a George Lucas non era riuscita l’operazione di Conan Doyle: La minaccia fantasma e gli altri due episodi del prequel non sono solo brutti, ma hanno letteralmente spezzato il cuore di una delle comunità di fan più nutrita che esista. In primo luogo, forse, proprio perché non resuscitano quei personaggi che gli ammiratori della saga spaziale avevano tanto amato, ma soprattutto in quanto «tradiscono» completamente lo spirito originale della serie, che rimane ad aleggiare vagamente solo nella colonna sonora di John Williams.

Un tradimento reiterato dalla rimasterizzazione digitale degli episodi originali, a cui Lucas aggiunge in modo posticcio delle sequenze che prima non esistevano, e soprattutto ne modifica delle altre. Ad incarnare la querelle fan/regista – poi sfociata addirittura in un documentario, The People vs George Lucas, lungo elenco di j’accuse su pellicola – c’è una ormai leggendaria sequenza di Guerre Stellari del 1977 in cui Han Solo (Harrison Ford) spara a sangue freddo a un sicario mandato ad ucciderlo. Nella rivisitazione buonista dello stesso regista, Han spara e uccide solo in risposta al fuoco del nemico. Come se Sherlock Holmes, al suo ritorno a Baker Street, avesse cominciato a trattare gentilmente l’incapace investigatore di Scotland Yard Lestrade.

Una «lesa maestà» che ha destato tanto scalpore da portare perfino Lucas, a mo’ di sberleffo, a indossare sul set di Indiana Jones la vendutissima t-shirt con su «Han shot first» – Han ha sparato per primo.

Il rapporto viscerale di odio-amore che lega i fan al creatore di Guerre Stellari, su cui si potrebbe ipotizzare un remake di Misery non deve morire, è destinato a restare questione irrisolta dato il passaggio di consegne tra Lucasfilm e Disney e tra Lucas e J.J. Abrams, che si concretizzerà con l’uscita, domani, de Il risveglio della forza, film atteso febbrilmente sin dalla comparsa, quasi un anno fa del primo trailer. Un affare multimiliardario in cui l’amore e il rispetto entrano poco data la quantità di interessi economici in ballo, di cui le pubblicità di macchine, smartphone e oggetti vari che ci bombardano in questi giorni -persino delle chewing gum – sono solo la punta di un gigantesco iceberg.

Il «lato oscuro» del marketing è però l’aspetto su cui i fan sono più pronti a soprassedere, pur di poter provare l’emozione di vedere ancora una volta sul grande schermo quei personaggi che avevano tanto amato, anche se appesantiti dai quarant’ anni trascorsi dal 1977. A patto, però, che continuino ad essere se stessi, tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana.