La Banca Centrale Europea ha lasciato i tassi d’interesse invariati: il tasso principale resta fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%. La decisione è in linea con le attese del mercato. Da Francoforte ieri il presidente della Bce Mario Draghi ha detto che intende continuare a reinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per un periodo prolungato di tempo successivamente alla data del primo rialzo dei tassi. Le decisioni sono state prese all’unanimità «nell’obiettivo della stabilità dei prezzi» e considerato che la crescita economica dell’Eurozona mostra segni di «sensibile rallentamento» con «prospettive più deboli del previsto». Sono state riviste al ribasso le stile sul Pil dell’Eurozona: nel 2019 +1,1% da +1,7% stimato a dicembre. Ridotta a +1,6% da +1,7% la stima per il 2020. Per il 2021 la crescita è vista all’1,5 per cento. Tagliate le stime sull’inflazione per il 2019 all’1,2% dall’1,6%precedente.

Due i fattori decisivi che hanno portato alla revisione al ribasso della stima di crescita: «uno di questi è certamente l’Italia»,e poi la condizione dell settore automobilistico tedesco ha detto Draghi. Poi ci sono anche ragioni globali: il protezionismo di Trump negli Usa, la Brexit, la condizione economica in Cina, la debolezza dei paesi «emergenti».
Previsto inoltre un nuovo sostegno alla crescita, e all’inflazione che dovrebbe risalire dalle parti del 2%. Draghi ha parlato di un programma di stimolo al credito «Tltro-III», ovvero prestiti a lungo termine alle banche a piena aggiudicazione con sette operazioni previste fra settembre 2019 e marzo 2021. Dunque, si prevedonoaltri quattro anni di liquidità a condizioni di favore per spingere il credito bancario ad evitare di accanirsi sulle imprese e soprattutto sulle famiglie.
Forte è l’impressione che ormai l’economia europea sia diventata dipendente dalla droga finanziaria, a buon mercato, della Bce. Per Draghi non è così. Non si tratta di una dipendenza, perché «parliamo di un’economia che rallenta ma che è ancora in crescita, crescono i salari e migliora la situazione del mercato del lavoro, per cui bisogna mettere il tutto in prospettiva». è il ritratto, molto ottimistico, di una realtà parallela. Almeno quella vista dall’Italia.