Dire che c’è maretta nella federazione romana del Pd è quasi uno scherzo se si considera che perfino i «giovani turchi» si sono accapigliati – con laica nonchalance, ovviamente – sul candidato a sindaco di Roma da sostenere in vista delle primarie del centrosinistra che si svolgeranno nella giornata di domani.

E se i democratici versano qualche lacrima per la lacerazione interna, il resto della sinistra che concorrerà domani per arrivare a sfidare il sindaco uscente Gianni Alemanno alle elezioni del 26 e 27 maggio, non ride di certo.
Nella disputa a sei per «Romabenecomune» – ieri sera su Sky il confronta all’americana tra Gemma Azuni, Mattia Di Tommaso, Paolo Gentiloni, Ignazio Marino, Patrizia Prestipino, David Sassoli – che alla fin fine con ogni probabilità si ridurrà a due, Matteo Orfini si schiera con uno dei due big, l’ex giornalista Rai e parlamentare europeo dal 2009, Sassoli, più conforme al partito di Franceschini e D’Alema; mentre Stefano Fassina sceglie il senatore Marino, appoggiato da Goffredo Bettini, da Sel e perfino da una parte dei movimenti, e che fin dal suo slogan – «Non è politica, è Roma» – ha mostrato di saper sfidare l’onda grillina sullo stesso terreno.

Eppure giova ricordare che fu proprio l’ormai ex presidente del Copasir a portare alla ribalta democratica il chirurgo di fama internazionale che poi nel 2009 fece infuriare il suo “capo” – «Marino è un mio collaboratore che si è preso la libertà di candidarsi», disse allora D’Alema – perché osò presentarsi alle primarie nazionali. In questa polarizzazione del partito, rimane un po’ ai margini l’ex margheritino Gentiloni, già ministro delle comunicazioni con Prodi e sostenuto dall’ala dei renziani.
Marino, che oggi chiuderà la campagna elettorale in piazza dell’Immacolata, nel quartiere popolar-schick di San Lorenzo, ha potuto registrare ieri un altro endorsement di lusso: il giurista Stefano Rodotà, che in una lettera definisce «buona e giusta» la strada in difesa dei «diritti individuali e collettivi» intrapresa dall’ex presidente della commissione parlamentare sul Ssn.

A Marino, che solo qualche giorno fa, durante la visita in un ospedale aveva confermato tra l’altro la sua convinzione di «depenalizzare le droghe leggere per eliminare la criminalità a Roma che, in questa città, ruota attorno ad esse», Rodotà scrive: «Si dirà che la tutela di alcune categorie di diritti non rientra nella competenza diretta dell’amministrazione comunale. Ma i diritti sono indivisibili – prosegue il giurista – hanno tutti fondamento nella persona, e solo questa comune presa di coscienza può mobilitare le energie e dare al nuovo sindaco forza e legittimazione nella difficile battaglia per liberare Roma dai pessimi interessi che la hanno oppressa in questi anni e che hanno prodotto solo inefficienza e corruzione».
E mentre nel Pd si litiga anche sull’uso della mailing list del partito sulla quale Sassoli avrebbe inviato – «illegittimamente», secondo Marino – la propria propaganda elettorale, anche il partito di Nichi Vendola si divide. Solo uno dei due esponenti di Sel, infatti, si è ritirato dalla competizione di domani.

Il consigliere regionale Luigi Nieri ha accolto subito l’invito del suo presidente e si è fatto da parte per schierarsi con Marino. Rimane invece in gara Gemma Azuni, consigliere comunale che mette «al centro le persone» e «a sinistra il cuore». Ma che considera la propria candidatura un «valore aggiunto per le primarie».

E non si lascia intimidire: ieri, per esempio, ha attaccato duramente Marino tacciandolo di raccontare «da due giorni cose non vere»: «Dice che sulla trasparenza online nessuno lo ha seguito mentre i costi della mia campagna, meno di 10 mila euro, sono da tempo sul mio sito. Io ho reso note sia le spese che le entrate. Lui solo le spese. Chi aspira a guidare la città di Roma – conclude Azuni –deve essere trasparente al 100%, non al 50%».