«Sulla sicurezza Alemanno non dice la verità». Non è una notizia, come sa chiunque abbia vissuto a Roma negli ultimi cinque anni, durante il governo di centrodestra che della lotta alla criminalità ha fatto il suo cavallo di battaglia in campagna elettorale riuscendo però a fallire anche nell’unico obiettivo facilmente alla sua portata. Ma ora a sbugiardare il sindaco uscente – che in ultima chance ha ingoiato il rospo e chiesto l’intervento di Berlusconi –, ci sono i dati diffusi ieri dal candidato del Pd, Ignazio Marino, che lo sfiderà nelle prossime elezioni amministrative del 26 e 27 maggio e che è ormai dato per vincente a 1,45 nelle lavagne dei bookmakers internazionali, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa giochi a pronostico e scommesse, Agipronews.

Alemanno, tra un test antidroga prevedibilmente negativo sbandierato on line ai quattro venti e un battage pubblicitario senza sosta, torna sull’antico refrain: «Abbiamo abbattuto i reati del 14%», ripete nello spot da epopea anticomunista che intasa ogni click su youtube.

«Non è vero», ribatte Marino citando i dati forniti dal ministero dell’Interno: «I reati della Capitale hanno registrato un’impennata dal 2008 al 2012: dalle percosse (+80%) alle ingiurie (+73%), dalle minacce (+73%) alle estorsioni (+23%) fino agli omicidi colposi (+12%) e alle violenze sessuali (+19%)». L’8,5% in più, in totale, secondo il candidato Pd che denuncia anche una «carenza di organico per le forze di polizia pari al 32% e una preoccupante disomogeneità nella distribuzione territoriale dei commissariati». Un problema a cui mettere mano, sottolinea Marino, forti del fatto che il secondo e il terzo Patto su Roma concede al sindaco la facoltà di incidere direttamente sul riordino dei commissariati.

Con quali risorse? «In questa città – spiega il candidato Dem –ci sono 29 commissariati che si trovano in edifici di proprietà privata e lo Stato paga l’affitto: in tutto, 14,5 milioni di euro all’anno che in una consiliatura fanno oltre 70 milioni di euro». La proposta dell’ex senatore (oggi a Palazzo Madama si voteranno le sue dimissioni) si basa soprattutto sul riequilibrio delle forze: «Basti pensare – fa notare – che nel centro storico sono presenti 6 commissariati di polizia e il rapporto tra agenti e abitanti è di 1 a 219. A Ostia c’è appena un ufficio operante e il rapporto sale a 1 a 2302».

Ma in linea con la tradizione Pd, Marino non disdegna neanche una certa dose di interventismo: «Più poliziotti, almeno un centinaio, e almeno 40 volanti da acquistare subito». E propone di «utilizzare per i presidi di sicurezza, attraverso un accordo con il Viminale, spazi comunali ora inutilizzati. Ce ne sono almeno 19 disponibili fin d’ora, spiega. «Il 50% del risparmio dei costi delle pigioni, circa 40 milioni di euro, verrà restituito allo Stato – conclude Marino –il resto sarà impiegato per il Progetto Roma e per la realizzazione del sistema Tetra di comunicazione tra le forze dell’ordine, già funzionante a Milano, Varese e Napoli».

«Il Campidoglio non ha alcuna competenza sulla polizia – gli risponde in serata Alemanno –evidentemente Marino ha visto troppe fiction tv». Mentre Gasparri, improvvisamente rinsavito, fa notare che il candidato Pd contraddice questore e prefetto quando asseriscono che «la città è sostanzialmente sicura, ma sulla percezione dei cittadini dobbiamo lavorare cercando di comunicare cosa facciamo».