Una mattina del 1974, dalle 8 fino alle 2 del pomeriggio, alla Galleria Morra di Napoli Marina Abramovic presentava al pubblico settantadue oggetti (tra cui una rosa, una piuma, del miele, un pezzo di pane, delle forbici, uno scalpello, una pistola e un proiettile) da usare a piacimento sul suo corpo mentre posava in piedi, immobile, vestita di T shirt e blue jeans neri. Dopo circa tre ore di esitazione e imbarazzo, il pubblico si scatenò: le tagliarono i vestiti, qualcuno la fece sanguinare e bevve il suo sangue, altri cominciarono a ferirla, uno le fece impugnare la pistola col...
Alias Domenica
Marina Abramovic a Londra, tra visione allucinata e forma regolata
Serpentine Gallery. Addio body art, amorevolmente. L’estremizzazione del vitalismo anni Settanta cede a una ricerca di perfezione classica, che si fa quasi preghiera