L’esperienza in Parlamento di Mariella Gramaglia è stata breve, ma intensa. Nella discussione della legge sulle droghe Jervolino-Vassalli nel 1990, ebbe un ruolo di rilievo, come testimonia la sua dichiarazione di voto finale in nome del gruppo. Ispirazione umanitaria unita a pragmatismo (contro l’ideologia e la retorica governative), rivendicazione dei diritti per tutti e difesa dello Stato di diritto (contro gli strappi emergenziali): sono i tratti salienti di questo intervento così come del suo impegno politico più generale.

«La Sinistra Indipendente voterà contro questo disegno di legge con sicura determinazione e con la coscienza di compiere il proprio dovere. Colleghi del governo, voi avete puntato i vostri occhi e le vostre intransigenze solo sulla figura del tossicodipendente. Di lui però, colleghi, non sapete nulla, nemmeno quello che la gente per l’esperienza di vita sa benissimo, e cioè che si tratta di una persona sofferente nella mente, nella psiche e nel corpo e non di un delinquente; se lo trattate da criminale, ne farete un criminale, se lo trattate da spacciatore ne farete uno spacciatore, se ne fate un cittadino di serie B lo consegnerete nelle mani dei trafficanti.

Ne fate un criminale, perché imponendo una sanzione per il solo consumo voi lo spingete alla clandestinità e alla segretezza, a sfuggire quei servizi sociali che qualora non potessero salvarlo dalla droga potrebbero almeno contenere i suoi mali peggiori: la crisi di astinenza, i rischi di overdose, il pericolo dell’Aids.

Ne fate uno spacciatore perché, incapaci come siete di graduare le pene in questo disegno di legge, prevedendo come prevedete da otto a vent’anni per reati diversissimi tra loro, dai reati piccoli a quelli gravissimi, lo invitate implicitamente a fare di più e peggio, a dirsi che una volta che ha saltato il fosso della dose media giornaliera, tanto vale delinquere alla grande.

Lo consegnate infine nelle mani dei trafficanti, perché di fronte ad una collettività nemica l’unico perverso amico, l’unico boss e l’unico protettore sarà per il tossicodipendente il trafficante.

In più, con questa legge, intendendo punire nel tossicodipendente lo spacciatore senza porvi neanche il problema della prova, voi infliggete un’ennesima ferita alla nostra civiltà giuridica: confondete i reati con i comportamenti, per quanto autolesivi possano essere; assumete una presunzione di colpevolezza senza prova, che noi non possiamo accettare e che stravolge l’intera cultura del diritto.

Alla vigilia della discussione alla Camera, noi della Sinistra Indipendente parlammo di “modica qualità” del dibattito politico su questa materia. Oggi ci sentiamo di essere più severi e di parlare di parlare di infimo esito di questa discussione, con le opposizioni ridotte via via la silenzio, con la maggioranza sorda ad ogni ragionamento, anche a quelli di buon senso, e con i “soldatini di piombo” intenti a votare per il vicino nell’indifferenza dei più. Mi fa piacere, forse mi consola, ripensare alla saggezza dei tanto vituperati olandesi che dicono: “Noi olandesi costruiamo le dighe, gli altri popoli fanno la guerra, ma ad ogni appuntamento internazionale scopriamo che i nostri interlocutori hanno perso un’altra guerra mentre le nostre dighe non sono state abbattute…”.

Ebbene, colleghi della maggioranza, signori del Governo, noi continueremo a progettare le nostre dighe con i tanti operatori del diritto e della sanità che abbiamo incontrato in questi mesi e in questi anni e che sono consapevoli dei diritti e dei doveri della loro funzione. Nessuno di quelli che abbiamo incontrato, e sono tantissimi, nei servizi pubblici e nelle comunità private, ritiene che questa vostra legge li aiuterà a lavorare meglio».