Pensare a Marie Chouinard, la nuova direttrice della Biennale Danza che si terrà quest’anno dal 23 giugno all’1 luglio, è avere negli occhi una danza attraversata da momenti di grazia, da corpi scossi dall’energia istintiva della pulsione vitale cristallizzata in luminose strutture coreografiche. Si pensi alla lettura incandescente di Le Sacre du Printemps di Stravinskij, ai conturbanti soli, a quel miracolo visivo tra disegno e corpo in movimento che è Henri Michaux: Mouvements. Danzatrice e coreografa del Québec, gira il mondo con la sua compagnia dal 1990, forte di dodici anni di carriera solistica esordita nel 1978. «La fonte del mio lavoro è sempre stata il corpo e soprattutto il silenzio e il soffio che compongono questa materia invisibile dell’essere. All’origine delle mie creazioni c’è sempre ciò che io chiamo ’il mistero’, un’onda sconosciuta che mi interpella in modo quasi ossessivo».

 

 

 
Nel suo lavoro il primordiale coabita con la sensualità, l’erotismo, l’ascolto del movimento, la ricchezza della scrittura, il legame con la natura. Una connotazione poetica che vive nelle parole con cui l’artista presenta la sua direzione a Venezia: «Vivo ai piedi dei monti più antichi del mondo, i Laurentidi, abito su un’isola all’estremità di un fiume immensamente lungo e tanto largo che è lambito dalle balene. D’estate le sue rive mi chiamano (…) Scendo la parete rocciosa che mi porta al fiume, scivolo lungo il suo tempo. Nel mio tempo, lei è immobile, nel suo tempo, filo come un raggio di luce (…) Apprendimento del reale attraverso l’esperienza diretta, attraverso la sua ricomposizione, giocando a reinventare la sua singolarità. E penso a Venezia che mi aspetta».

 

 

 
Un testo che sottende una visione: «Ho scritto quelle note introduttive» ci spiega dalla laguna Chouinard «perché mi preme sottolineare quanto sia importante prendersi il tempo di ascoltare la realtà, lo spazio e il tempo in cui siamo immersi, riuscire a creare un silenzio interiore che ci permetta di percepire l’accordo delle cose con la nostra preesistente struttura. Penso che la funzione dell’arte sia quella di farti fermare in ciò che stai facendo per trovare la sintonia con la natura delle cose, i diversi approcci mentali, punti di vista, ruoli. Venezia mi ispira con la qualità della sua luce, con la luminosità del riflesso dell’acqua. La danza può fare trovare una pace interiore da condividere, una pace interiore portatrice di gioia».

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La Biennale Danza si aprirà con la consegna del Leone d’Oro alla carriera a Lucinda Childs, maestra assoluta del minimalismo e della danza del Novecento. Childs sarà protagonista la mattina di due eventi in Campo Sant’Agnese, la ripresa del quartetto Katama del 1978 e un duetto da Dance, il capolavoro del 1979 su musica di Philip Glass e con il film di Sol Lewitt che verrà ripreso per intero la sera al Teatro alla Tese. Il Leone d’Argento per l’innovazione nella Danza andrà invece a Dana Michel (27 giugno), quarantenne canadese, segnalata come una delle voci più significative della coreografia dal «New York Times». Dice Chouinard: «Il suo lavoro nella danza si lega alla performing art, è una donna di grande intelligenza, libera, curiosa, ironica. Una filosofa senza parole. Merita di essere vista».

 

 

 
Nel primo weekend con Childs, sono molti i nomi ospiti a Venezia, da Clara Furey, canadese nata a Parigi per la prima volta in Italia con un duo tra finzione e realtà, a Louise Lecavalier, storica e vorace interprete dei La La La Human Steps, a Venezia con il duetto So Blue sul corpo puro sangue, a Lisbeth Gruwez, altra danzatrice dirompente conosciuta per le sue collaborazioni con Jan Fabre, alle Tese dei Soppalchi insieme a Marteen Van Cauwenberghe con We’re Pretty Fuckin’Far from Okay sulla paura fisiologica e psicologica.

 

 

 
A rappresentare l’Italia è Alessandro Sciarroni, artista di levatura internazionale, a Venezia con tre titoli, il nuovissimo Chroma sull’atto del girare, un assolo sul turning che ha appena debuttato a Parigi, e due dei suoi pezzi più noti, Aurora e il travolgente Folk’s, will you still love tomorrow?.

 

 

«Sono felice di portare Sciarroni in Biennale per la prima volta ed è per questo che ho voluto fosse presente con tre suoi lavori» aggiunge Chouinard. Tra i protagonisti della Biennale Danza 2017 avremo poi artiste come Robyn Orlin con un potente assolo maschile, Xavier Le Roy, Mathilde Monnier e La Ribot, Benoît Lachambre, Ann Van den Boreck. Di Chouinard ci sarà un evento in Campo Sant’Agnese e il ritorno in Italia di Soft virtuosisty, still Humid, on the Edge.
Consistente il progetto dedicato alla Biennale College, diviso in due sezioni, per i danzatori e i coreografi. «Per i danzatori ho proposto un workshop di tre mesi, approfondendo due aspetti dello studio, la tecnica e l’interpretazione. Per l’interpretazione hanno lavorato su Sider di William Forsythe (che vedremo al festival ndr) e su un workshop di creazione con Benoît Lachambre. Per la parte tecnica abbiamo individuato tre livelli, l’approccio somatico, la tradizione della danza contemporanea, il movement research. Il College dedicato alla coreografia vedrà debuttare alcune creazioni supportate nello sviluppo sotto il profilo drammaturgico e compositivo».