La candidatura di Elena Maria Boschi è stata calata dall’alto dalla segreteria nazionale del Pd quando il collegio uninominale da lei occupato per la camera e da Gianclaudio Bressa per il senato spetterebbe di fatto a rappresentanti locali della minoranza italiana in Alto Adige, provincia a statuto speciale perché ospita una minoranza linguistica tedesca sul piano nazionale.

Detta così può suonare un po’ stramba la situazione ma è così: in Alto Adige vivono circa 520 mila persone, di cui il 69,4 % di lingua tedesca, il 26 % di lingua italiana e il 4,5 % di lingua ladina, cui si aggiungono circa 46 mila immigrati di diverse nazionalità.

Il Pd in Alto Adige è alleato da una decina d’anni ormai alla Südtiroler Volkspartei (Svp, il partito popolare del Sudtirolo) che non solo vuole rappresentare il gruppo di lingua tedesca ma sceglie anche i rappresentanti di lingua italiana a essa graditi, andando a formare la coalizione di governo locale con il presidente (Arno Kompatscher, Svp) e il vicepresidente della provincia, Christian Tommasini (Pd), che al contempo è anche assessore della cultura italiana.

Il problema vero non è però la candidatura esterna, quanto il cosiddetto «disagio degli italiani» che sin dal 2013 si esprime nel disertare le urne: infatti – come ben spiegato da Giorgio Delle Donne nei suoi saggi – nel consiglio provinciale il gruppo tedesco ha eletto l’83% dei consiglieri provinciali e il 75% degli assessori, il gruppo ladino il rispettivo 3% e 12,5%, mentre il gruppo italiano pur contando 118mila unità ha eletto solo il 14% dei consiglieri e un 12,5% degli assessori. Ovviamente non è questa la sede per approfondire il tema ma va detto per comprendere il perché la Boschi verrà eletta soprattutto dai voti del gruppo tedesco sebbene sia candidata nel collegio a maggioranza di abitanti di lingua italiana.

Florian Kronbichler, deputato uscente dei Verdi, ha raccontato nel corso della presentazione a Merano dei candidati dei Verdi dell’Alto Adige (che, unici a livello nazionale, nella regione autonoma Trentino-Alto Adige si sono alleati con Liberi e Uguali) che per paradosso l’unico a rappresentare tutti e tre i gruppi nel parlamento a Roma era lui, in quanto i parlamentari Svp-Pd nella scorsa legislatura difendevano soprattutto gli interessi del gruppo maggiore, spingendo sulle norme di attuazione mancanti per l’autonomia in vista del «Terzo Statuto», tutto da elaborare.

Inoltre, il gruppo parlamentare delle autonomie aveva scambiato il voto favorevole al Rosatellum-bis con la garanzia di avere come unica regione italiana sei collegi uninominali per la camera e sei per il senato. Inutile dire che l’alleanza Svp-Pd alto-atesina conta di fare l’en plein in provincia. La scommessa è questa, ecco perché è stata accettata senza controbattere la decisione di Roma, per altro arrivata all’ultimo evitando così qualsiasi obiezione possibile.

Il Pd locale è così stato bypassato creando un certo malcontento nelle sue file, visto che la richiesta iniziale era di «un candidato locale, autonomista, che parli tedesco». Anche da parte della Svp si voleva un candidato «che possa essere eletto» ossia spendibile nei paesi(ni) e nelle valli tra la popolazione rurale.

Ben presto però l’ex ministra per le riforme è stata accolta da tutti, sia dalla Svp con le varie associazioni di lingua tedesca, sia dal Pd locale. Salvo determinare l’uscita dal partito di un gruppo di quattordici dirigenti della zona Bolzano-Bassa Atesina (al cui collegio è stata assegnata la Boschi e dove l’alleanza Svp-Pd fornisce un unico candidato.

Il gruppo dei fuoriusciti è espressione della minoranza capeggiata da Roberto Bizzo, presidente del consiglio provinciale, e ha portato alla creazione di un nuovo gruppo consiliare sia nel comune di Bolzano che nella provincia.

Per fortuna c’è altro sul piatto elettorale in Alto Adige.

I già citati Verdi alleati con LeU propongono nomi dietro cui ci sono persone di grande esperienza nei temi cari a elettori di sinistra e delle forze ambientali.

Tra questi Norbert Lantschner, inventore di CasaClima, per la camera, dalla visione lungimirante per un’Italia libera dalle energie fossili con investimenti in impianti per le rinnovabili e per un’edilizia a risparmio energetico che al contempo creano posti di lavoro, perché la crisi va affrontata con un’ottica eco-sociale all’insegna della decrescita per ridare speranza a tutti; e per il senato Hannes Obermaier, storico, tra gli autori del percorso museale critico nei confronti del nazismo e del fascismo creato nel 2014 nei sotterranei del Monumento alla Vittoria eretto nel 1929 e del depotenziamento del fregio dedicato a Mussolini sulla facciata del tribunale di Bolzano con la scritta luminosa di Hannah Arendt «Nessuno ha il diritto di obbedire!».

Voci utili in un’Italia in cui il tasso del Co2 è cresciuto parallelamente all’indice dell’economia e dove l’antifascismo nelle piazze viene combattuto a suon di manganelli e cannoni d’acqua.

Forse è giunto il momento di fare qualcosa nel campo delle idee.