Giusto sei mesi dopo aver spiegato in un’intervista al Mattino che genere di candidato sindaco di Napoli sarebbe stato, nel pieno di una campagna elettorale fatta di frequenti incontri online e del tempestivo lancio di un nuovo libro, e alla vigilia del vertice nazionale del centrodestra che avrà così almeno un punto fermo da poter annunciare, il sostituto procuratore generale di Napoli Catello Maresca ha presentato la richiesta di aspettativa al suo ufficio e da lì al Consiglio superiore della magistratura. Dalla prossima settimana potrà essere, anche ufficialmente, il candidato sindaco di Napoli.

Ha prevalso la forma. Nessuna legge del resto obbligava Maresca a fare diversamente. A gennaio scorso il Csm ha scelto, con il voto decisivo dei consiglieri laici 5 Stelle e del togato Di Matteo, che fosse giusto girarsi dall’altra parte e consentire a un magistrato in servizio di fare la campagna elettorale con la toga sulle spalle. Nella stessa città dove esercita il suo incarico.

Eppure sia il Consiglio superiore sia l’Associazione nazionale magistrati (ma Maresca proprio per questo l’ha lasciata) sconsigliano da tempo un comportamento assai poco opportuno. Che non sarebbe stato possibile nel caso di corsa per il parlamento nazionale, ma che la legge ancora non vieta in caso di candidatura alle amministrative. Non ancora, perché nel disegno di legge in discussione alla camera che interviene proprio sul Csm e sull’ordinamento giudiziario, è previsto il divieto per una toga di candidarsi a sindaco di una città dove ha prestato servizio nei due anni precedenti la data delle elezioni. Ma oggi l’unico obbligo di Maresca è quello di essere collocato in aspettativa al momento della sottoscrizione ufficiale della candidatura. Le amministrative sono state rinviate all’autunno, dunque quel momento formale non arriverà prima di agosto.

E così prima ancora che la candidatura di Maresca sia annunciata formalmente, già si conoscono i nomi delle liste che sosterranno il suo tentativo. Il Corriere del Mezzogiorno ne ha contate cinque, tutte civiche perché è questa la connotazione che il magistrato vuole dare alla sua sfida. Mentre Pd e 5 Stelle sono ancora senza candidato, il centrodestra un nome con una buona presa sull’elettorato ce l’ha da tempo (mai smentiti i colloqui del magistrato con Berlusconi già alcuni mesi fa) e adesso può anche scriverlo sui manifesti.

Diverso il discorso sulle liste del centrodestra. L’ambizione di Maresca di essere «il candidato dei napoletani», e non di uno schieramento politico definito, lo ha portato a chiedere un passo indietro a Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Dei tre, solo il partito di Salvini è più che disponibile, visto che in questo modo potrebbe nascondere la sua debolezza a Napoli. Non così il partito di Meloni, che nel frattempo aveva anche indicato un suo candidato di bandiera, né quello di Berlusconi. Si parlerà allora di questo lunedì al vertice nazionale, non del candidato. Quello è una certezza da tempo.