La procura di Agrigento ieri ha iscritto nel registro degli indagati Luca Casarini. Sotto accusa il suo ruolo di capomissione della piattaforma italiana Mediterranea saving humans che lunedì, con la nave Mare Jonio, ha salvato 49 migranti al largo della Libia dirigendosi poi verso Lampedusa, dove martedì sono sbarcati. A Casarini sono stati contestati gli stessi reati da cui si deve difendere anche il comandate della Mare Jonio, Pietro Marrone: concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e mancato rispetto dell’ordine di fermare l’imbarcazione da parte di una nave da guerra (la motovedetta della Guardia di finanza).

I magistrati hanno quindi sposato la linea uscita martedì dal Viminale: il salvataggio spettava alla Libia e la Mare Jonio, avendo disobbedito, non aveva il permesso di entrare in acque territoriali italiane, come da direttiva partorita in corsa dal governo lunedì sera. Da Mediterranea ribattono di aver seguito leggi e convenzioni nazionali e internazionali, nonché l’impossibilità a fermare i motori visto il maltempo. Il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e il pubblico ministero, Cecilia Baravelli, coordinati dal procuratore Luigi Patronaggio, sono da giorni a Lampedusa per condurre le indagini. Indagini reclamate a gran voce dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini. I magistrati ieri mattina hanno convocato Casarini come persona informata dei fatti. Giovedì era stato interrogato Marrone, che ha respinto le accuse ribadendo di essersi limitato a salvare delle vite umane e di non avere fermato l’imbarcazione perché temeva un naufragio, viste le pessime condizioni meteo.