Anche il calcio schiera finalmente un campione-attivista. L’impegno di tante stelle del basket americano per le elezioni presidenziali e in generale dello sport dall’altra parte dell’Atlantico, da Lebron James a Colin Kaepernick, deve aver ispirato Marcus Rashford, attaccante del Manchester United e della nazionale inglese, che ieri ha ricevuto la menzione d’onore da un panel di pareri indipendenti tra le personalità nere britanniche – il titolo dell’anno è andato al campione del mondo in F1, Lewis Hamilton – per le campagne di sensibilizzazione sulla tutela delle categorie sociali più deboli.

È UN ATIPICO, Rashford, che è in prima squadra allo United già da qualche anno. L’etichetta, spesso superficiale ma anche centrata sui calciatori inglesi che si dividono tra pinte di birra e le wags, materia da tabloid, non gli è mai finita sulle spalle. E non è uno di quei campioni che si limitano a staccare assegni per beneficenza. Ha da dire, lo dimostra, senza troppi giri di parole. Di sicuro il primo ministro britannico Boris Johnson non deve fare i salti di gioia a sentirlo nominare: in primavera Rashford si è fortemente impegnato nella raccolta di adesione, quasi un milione di firme, contro il provvedimento dell’esecutivo conservatore che aveva respinto la proposta della somministrazione di pasti gratuiti agli studenti del Regno Unito in difficoltà economica anche durante i periodi di vacanza, almeno fino alla prossima Pasqua. Addirittura Rashford ha spedito una lettera al governo inglese chiedendo più buoni pasto per i figli di famiglie indigenti, ottenendo un impegno da Downing Street sulla copertura dei pasti per 1,3 milioni di studenti britannici.

Ma il ragazzo con la maglia dei Diavoli rossi è andato oltre con la collaborazione con alcuni colossi come McDonald’s che ha assicurato un milione di pasti gratuiti ai bisognosi, attraverso un ente benefico, FareShare, con cui Rashford lavora da tempo. E a offrire pasti gratis si sono aggiunte altre aziende da svariati milioni di dollari, le catene di supermercati (Tesco), ma anche Kellogg’s e Deliveroo. Sa cosa significa la lotta per sopravvivere, Rashford, cresciuto in un piccolo appartamento alla periferia di Manchester, con mamma e tre fratelli.

SULLA POVERTÀ infantile si è impegnato con ore di lavoro come volontario alla banca alimentare dell’ente FareShare. A ottobre Rashford è stato insignito come Member of the Order of the British Empire, una delle onorificenze più importanti in Gran Bretagna a causa del suo impegno a favore dei bisognosi durante la pandemia. E sulla povertà infantile ora si ritrova sulle pareti di casa anche un dottorato honoris causa all’Università di Manchester, il più giovane di sempre a esibire il pezzo di carta accademico. Dunque, un campione, un esempio, un collettore di grandi marchi nell’impegno a favore delle classi disagiate. E ora anche un produttore e pure co-autore di storie per bambini, fondando un club del libro. Con l’aiuto di un editore ha fatto pubblicare un testo di favole, le storie della buonanotte per i bimbi inglesi, un privilegio di cui non ha potuto godere perché la mamma era divisa tra diversi lavori per assicurare alla famiglia un pranzo e una cena ogni giorno.

IL CLUB DEL LIBRO, il Marcus Rashford Book Club, è stato presentato con una pagina intera sul tabloid «The Sun» e mira a spingere i più giovani alla lettura (380 mila bambini inglesi non ha mai letto un libro, secondo un sondaggio pubblicato in un articolo online della Bbc), un concetto da radicare tra i ragazzi ossessionati, secondo l’attaccante inglese, dalla mania di smartphone, tablet, computer.