Nella consueta altalena di «tira e molla», ieri l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne ha mostrato un volto «buono». L’annuncio è rimbalzato su siti Internet e tv, visto che riguarda il futuro di Mirafiori, stabilimento già in bilico da qualche anno e di cui nelle ultime settimane si è parlato molto: le Alfa Romeo non saranno prodotte mai fuori dall’Italia e tutti gli operai di Mirafiori saranno riassorbiti, ha assicurato il super manager in un’intervista uscita ieri mattina sul Financial Times.

«Il piano che intendiamo applicare in termini di pieno sviluppo del sito è che tutte le persone impiegate nell’impianto siano riassorbite», ha sottolineato Marchionne. Quanto al delicato nodo del destino di Alfa Romeo, che aveva aperto qualche settimana fa minacciando una migrazione delle produzione vesto l’estero, l’ad di Fiat ha spiegato: «Non c’è dubbio che l’origine della produzione è importante per la Maserati. Penso che lo sia anche per l’Alfa (evidente il riferimento all’attrattività del made in Italy nel mercato globale, ndr). Noi non produrremo mai al di fuori dell’Italia. Potrà essere il prossimo ceo a farlo, non io».

Marchionne ha poi spiegato che a Mirafiori è prevista «una catena di assemblaggio completa e un nuovo modello che andrà a integrare la gamma Maserati. Penso – ha detto – che abbiamo un disperato bisogno di Suv». L’investimento nello stabilimento torinese, ha assicurato, è già partito e l’idea è di «entrare sul mercato nel secondo trimestre del 2015». Infine, l’annuncio che Chrysler è pronta a consegnare questa settimana alla Sec i documenti per l’Ipo (Fiat sta trattando con il fondo Veba l’acquisizione completa dell’azienda statunitense, di cui oggi detiene già la maggioranza, ma ci sono ancora visioni diverse sul valore da assegnare alle quote in ballo).

L’annuncio su Mirafiori rinfocola le polemiche, soprattutto quelle mai sopite tra i firmatari del contratto di gruppo e la Fiom, eterna avversaria: «In un paese normale l’accordo del 4 settembre scorso fatto con Fiat e le ultime dichiarazioni al Financial Times di Marchionne, avrebbero avuto risalto nei media e suscitato aperte e pubbliche soddisfazione nel mondo politico. Niente di tutto ciò ma un silenzio colpevole e imbarazzato – protesta Giuseppe Farina, segretario generale della Fim Cisl – Un silenzio dei media e di chi questi ultimi anni non ha fatto altro che gettare fango sulla Fiat e sostanziale discredito nei confronti dei sindacati che hanno sostenuto i progetti del Lingotto e con essa hanno fatto accordi sindacali, grazie ai quali, oggi, e nonostante la Fiom, gli investimenti ci sono e tutti lavoratori della Fiat potranno tornare a lavoro».

«Nonostante la Fiom», è l’attacco, e ce n’è anche per Maurizio Landini e la Fiom, bollati come «mediocri sindacalisti, largamente minoritari in Fiat, ma con velleità politiche nazionali».

Pesanti anche le parole del segretario della Cisl Raffaele Bonanni, che parla addirittura di «cancrena»: «Avete sentito qualcuno applaudire, o dire “benissimo, è una buona notizia”? – chiede ironicamente – Al contrario, c’è una realtà antinazionale pronta solo ad avanzare critiche pur di fare polemiche, ironizzare, dividere. È una cancrena».

La Fiom, dal canto suo, non ha commentato le ultime dichiarazioni: negli ultimi giorni aveva spiegato di non accontentarsi di uscite sulla stampa, ma di aspettarsi accordi nero su bianco, con investimenti precisi, possibilmente siglati a un tavolo governativo (Landini ne ha chiesto più volte la convocazione).

Il sindacato guidato da Landini, protesta piuttosto per la convocazione separata alla Regione sul tema della cassa da attivare a Mirafiori (per cui, come è stato annunciato nei giorni scorsi, è prevista comunque una «fusione» con le attività di Grugliasco, verso un univo polo del lusso per Suv e Maserati). Come dire, che ancora la Fiom, nonostante le ultime sentenze, e in particolare quella molto importante della Corte costituzionale, è tenuta da parte: «Così si discriminano la Fiom, che è il sindacato maggiormente rappresentativo, e le sue Rsa», protestano i segretari piemontesi di Cgil e Fiom Alberto Tomasso e Vittorio De Martino.