La seconda ondata spaventa anche le Marche: ieri sono stati registrati 226 positivi  – lo stesso numero del 21 marzo –  su 1.486 tamponi, e si comincia a guardare con preoccupazione alla situazione delle terapie intensive, dove al momento sono 19 i posti occupati da pazienti con il Covid in tutta la regione, mentre altri 8 sono in terapia sub-intensiva.

La situazione è ancora sotto controllo – benché stiamo comunque parlando del triplo dei casi rispetto alla settimana scorsa -, ma le prospettive sul futuro sono incerte, come lamenta il presidente dell’Emac (Associazione degli anestesisti rianimatori) Marco Chiarello: «Il virus sta incrementando la sua diffusione e trova la Regione impreparata in tema di posti letto». Era il 19 maggio quando il decreto numero 34 disponeva l’incremento dei posti intensivi da 0,8 a 1,4 ogni mille abitanti, cosa che per le Marche significherebbe 106 letti in più. Al momento quanto il decreto sia stato applicato è un mistero, e dagli uffici di Palazzo Raffaello ad Ancona fanno sapere soltanto che per adeguarsi ci vorranno mesi, forse addirittura un anno ancora.

«Al momento non c’è traccia di questo incremento – attacca ancora Chiarello -, e nel frattempo il numero di anestesisti rianimatori in dotazione alle Marche presenta un deficit peggiorativo tra pensionamenti e trasferimento che, rispetto al 2019, è pari a meno 44 dirigenti specialisti».

Il nuovo assessore alla Sanità Filippo Saltamartini (Lega) ha nel frattempo disposto la riapertura di un modulo del Covid Hospital di Civitanova Marche, costruito la scorsa primavera da Guido Bertolaso e dall’Ordine di Malta e rimasto aperto appena dieci giorni a maggio per soli tre pazienti. Il ritorno in scena dell’astronave prevede la riattivazione di un modulo da quattordici posti di terapia sub-intensiva nel giro di quarantotto ore, quindi entro domani al massimo. Per quello che riguarda il personale, la Regione ha deciso di abbandonare la via della coscrizione e non obbligherà medici e infermieri a prestare servizio in aggiunta al proprio orario di lavoro, ma si proverà a portare nelle Marche qualche medico militare: il presidente Francesco Acquaroli sarebbe già in contatto con il ministero della Difesa, ma le prospettive sono incerte, anche perché non ci sarebbe personale non impegnato da portare a Civitanova.

Si preannuncia una situazione di caos e sullo sfondo torna a materializzarsi l’incubo della chiusura di alcuni ospedali a tutto quello che non sia Covid: una soluzione già utilizzata durante la prima ondata della scorsa primavera che ha causato pesantissimi disagi tra gli utenti, che sono stati obbligati a spostarsi talvolta anche di centinaia di chilometri per poter accedere alle cure.

Intanto, ad Ancona, scoppia il caso del cantiere navale. «Nonostante diversi lavoratori siano risultati positivi al Covid – sostengono gli avvocati dell’Ambasciata dei diritti -, le prassi di sicurezza e prevenzione spesso non vengono rispettate mettendo a rischio la salute di tutti i lavoratori e dell’intera comunità. Ci risulta che in molti casi i responsabili dei reparti non abbiano informato correttamente le persone entrate potenzialmente in contatto con positivi e alcuni lavoratori, consapevoli di essere probabilmente contagiati, hanno provveduto in maniera autonoma e a proprie spese a fare il tampone risultato il più delle volte positivo.

Alcuni di quelli in quarantena stanno subendo intimidazioni da parte dei superiori per rientrare al lavoro in tempi celeri e diversi lavoratori attualmente in malattia non stanno dichiarano di avere i sintomi da Covid per paura di perdere il posto».