La speranza di ritrovare i dispersi è finita nella prima mattinata di ieri. Sono stati i carabinieri a dirlo, seccamente: «Escludiamo che ci possano essere superstiti». Il conto finale dell’incidente aereo sopra i cieli di Ascoli avvenuto nel pomeriggio di martedì è di quattro aviatori morti: Alessandro Dotto, 31 anni di Ivrea, Giuseppe Palmieri, 36 anni di Palermo, Mariangela Valentini, 32 anni di Novara, Paolo Pietro Franzese, 35 anni di Benevento.

Tutti capitani che stavano preparando un’esame che si svolgerà il prossimo autunno nella base di Ghedi (Brescia) e riservato ai capi della Nato per verificarne le capacità da piloti, in vista di eventuali future missioni all’estero.

Le inchieste per cercare di fare luce sulla dinamica del fatto sono due: una è affidata al procuratore ascolano Umberto Monti, che ha in mano un fascicolo per disastro colposo, l’altra è della procura militare di Verona. Per il ministro della Difesa gli accertamenti dovranno essere puramente tecnici: «Gli equipaggi – ha detto Roberta Pinotti -, nel pieno rispetto dei previsti standard di sicurezza, erano impegnati in due missioni addestrative congiunte, regolarmente pianificate ed autorizzate in accordo alle norme ed alle regole del volo in vigore». Il procuratore militare Luca Sergio, però, ha fatto presente che, comunque, «dopo aver verificato le dinamiche, nel caso vi fosse dolo verranno accertate le eventuali responsabilità penali». Il suo fascicolo è aperto per «distruzione di mezzi militari».

Tutti i testimoni dell’incidente sono d’accordo nel dire che gli aerei volavano a una quota parecchio ridotta sopra zone densamente popolate. Prima di andarsi a schiantare, i due tornado hanno sorvolato la riviera adriatica stracolma di turisti, poi si sono diretti verso l’entroterra, dove pure in molti li hanno visti passare poco sopra il proprio naso. C’è anche chi ha fatto qualche conto, e il quadro che ne viene fuori è inquietante: lo scontro è avvenuto a una distanza di quasi 6 chilometri dalla piazza centrale di Ascoli, una distanza che gli aerei avrebbero percorso in meno di 9 secondi. Che si sia andati vicini alla strage, d’altra parte, l’ha detto anche il sindaco del capoluogo piceno Guido Castelli, che in una nota ufficiale ha evocato il patrono Sant’Emidio, la cui protezione avrebbe evitato guai ancora più seri per la città.

La giornata di ieri, per il resto, è stata completamente dedicata alle ricerche dei quattro militari: dopo un summit in procura avvenuto nella tarda serata di martedì e lo spegnimento dei diversi focolai causati dall’incidente, diverse squadre di vigili del fuoco, forestale ed esercito hanno perlustrato oltre 50 ettari di boschi e colline scoscese. I pezzi dell’aereo, schizzati un po’ ovunque tra le campagne, sono stati raccolti e posti sotto sequestro mentre la procura, nel pomeriggio, ha ufficializzato il ritrovamento dei corpi fatti a pezzi di due aviatori in tre punti diversi e molto lontani tra loro. Uno era ancora nella fusoliera del proprio velivolo, carbonizzato. L’impatto sarebbe stato così violento e improvviso che non c’è stato il tempo nemmeno per provare a gettarsi fuori.

Oltre tutto questo è andata in scena la solita girandola di dichiarazioni e commenti. Il deputato del Pd Massimo Ginefra ha già depositato un’interrogazione urgente per fare «la massima chiarezza sull’accaduto e sulle procedure di addestramento adottate». Stessa cosa ha fatto Lara Ricciatti di Sel, secondo la quale «non possiamo ignorare il rischio corso dai cittadini e la possibilità che si ripeta nuovamente», mentre il Movimento Cinque Stelle ha chiesto che il ministro Pinotti vada a riferire alla Camera su quanto accaduto nel cielo sopra Ascoli. Dal canto suo, il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi ha definito «davvero strumentale» ogni richiesta di chiarimento, ricordando anche che il capitano Valentini è la prima donna soldato italiana morta durante un’operazione. Da destra sono arrivate, invece, le solite reazioni scioviniste: per il capogruppo alla Camera dell’Ncd Nunzia Di Girolamo, «questo è il momento del silenzio e del dolore per i servitori dello Stato e i difensori della nostra libertà. Non certamente il momento dello sciacallaggio politico».